Pd, Letta insiste sulle donne: «In Europa conta la parità di genere». E dà appuntamento a Conte
Purché siano donne. Enrico Letta non recede dal proposito di sostituire gli attuali capigruppo Pd di Camera e Senato, Graziano Del Rio e Giuseppe Marcucci. Ufficialmente perché «in Europa la questione di genere è cruciale». Ma molto c’entra anche la circostanza che tanto Del Rio quanto Marcucci ricordano troppo l’era-Renzi. E questo a Letta non può piacere. Ovviamente non può dirlo, e per questo invoca l’alternanza di genere. «La diversità – dice all’assemblea dei deputati – rende più credibili, moderne, innovative le classi dirigenti». E lui coltiva una grande ambizione: «Fare del Pd il partito guida di una nuova idea di progresso in Europa».
Ma al Senato Marcucci resiste
Per questo, aggiunge, non possiamo accettare di avere tutti uomini ai nostri vertici». Se non è proprio un avviso di sfratto ai due attuali capigruppo, gli somiglia molto. A Del Rio, meno deciso di Marcucci a resistere in nome dell’autonomia dei gruppi, Letta rende l’onore delle armi. «Ringrazio di cuore Graziano – dice -. Per come sta gestendo questo passaggio, dimostra che siamo un grande partito. Gli chiedo di farsi carico di questo lavoro di ascolto e di individuazione delle soluzioni per poi arrivare a votare nell’arco di pochi giorni». E aggiunge: «Qualunque scelta farà sulla donna da eleggere sarà per me la migliore, perché il rispetto dell’autonomia del gruppo è per me fondamentale».
Letta: «Prepariamoci per l’elezione al Quirinale»
Parole che suonano alquanto canzonatorie dell’autonomia stessa, dal momento che ha già deciso che la scelta dovrà necessariamente cadere su una donna. Letta, che domani incontrerà Giuseppe Conte, cala la carta della prossima elezione del Capo dello Stato, evocata come uno dei «passaggi delicatissimi» che i parlamentari dovranno affrontare. «È un momento cerniera per il Paese – sottolinea -. Abbiamo bisogno anche per questo di gruppi ben coordinati. Non possiamo sbagliare. Se l’Italia oggi è in piedi – conclude Letta – è perché in passato non abbiamo mai sbagliato sull’elezione del Presidente della Repubblica».