Pensioni, attenti allo scippo sugli assegni: ecco come evitare di perdere fino a cento euro al mese
Il governo Draghi dovrà mettere le mani sulle pensioni. In sostanza dovrà occuparsi di rivalutazioni, uscita di scena di Quota 100 e riforma previdenziale. Ma ancora non si conoscono le mosse del nuovo esecutivo. Una cosa è certa: il 31 dicembre scade Quota 100. Inoltre con l’addio a Quota 100 si torna alla temutissima legge Fornero.
Pensioni, quanto si perde
Tagli in agguato. In pratica, chi a 62 anni vuole lasciare il lavoro perderà intorno ai 70 euro lordi l’anno su un assegno mensile di 1500 euro. Più si alza la pensione più alto sarà il taglio che subirà. Complessivamente si arriva a perdere fino a 117 euro lordi. Quindi come fare per non farsi dissanguare?
Pensioni, come non subire tagli
Il Giornale dà alcuni suggerimenti e spiega che prima di lasciare il lavoro per approfittare dell’ultima finestra di Quota 100 è meglio farsi quattro conti in tasca. Quindi meglio non andare in pensione subito e resistere per altri due-tre anni. Bisogna tenere conto della cifra dello stipendio medio, il montante contributivo e l’età di uscita. Sul piano dei calcoli ci sono infatti subito delle variazioni in base alla permanenza a lavoro. Chi a 62 anni decide di allungare la permanenza in ufficio e andare verso un pensionamento a 64 potrebbe registrare sull’importo 1000 euro in più all’anno sul trattamento previdenziale. Se invece si resta per tre anni in più l’importo mensile dell’assegno potrebbe avere un incremento lordo mensile che supera i cento euro.
Le rivalutazioni dal 2022
Inoltre, spiega il Giornale, non bisogna dimenticare che c’è il nodo rivalutazioni. Da gennaio 2022 molto probabilmente il sistema delle rivalutazione potrebbe tornare “premiante” anche per chi percepisce un assegno superiore a quattro volte il minimo. Il governo Conte bis aveva infatti bloccato le rivalutazioni fino al 2022. Una misura che azzera per alcune categorie di pensionati gli adeguamenti dell’assegno previsti dalla legge.
Il Codacons avvia la class action
Contro questa decisione si è mosso il Codacons che ha «chiamato a raccolta i pensionati italiani promuovendo una azione collettiva a loro tutela». L’associazione ha messo a disposizione degli interessati la diffida da inviare al governo con cui si chiede l’adeguamento del proprio assegno. Un atto necessario per aderire poi al ricorso collettivo che il Codacons presenterà alle Corti dei Conti regionali competenti per materia.