Pensioni, rispunta l’ipotesi Quota 92. Ma la fregatura è dietro l’angolo: ecco come funziona
Il governo non ha ancora messo mano alla riforma delle pensioni. L’unica cosa certa per il momento è che alla fine di dicembre Quota 100 non sarà rinnovata. Tra le varie proposte che sono sul tappeto c’è quella del dem Graziano Delrio che ha ritirato fuori Quota 92. «Per un Italia più giusta. Allo scadere di Quota 100, introduciamo Quota 92 (30 anni di contributi e 62 d età) che aiuti donne e lavoratori impegnati in lavori usuranti. Diamo maggiori garanzie ai giovani. Anche così si esce dalla crisi».
Pensioni, la proposta del dem Delrio
La proposta però permetterebbe l’uscita anticipata soltanto ad una categoria ristretta di lavoratori. Da un lato le donne e dall’altro coloro che svolgono lavori usuranti. Per le donne già c’è l’opzione donna. Quindi la proposta è rivolta a una platea ristretta. Ma c’è un altro punto da valutare e tenere in considerazione: i pensionati quanto perderebbero sull’assegno con un’uscita con soli trent’anni di contributi? Delrio non è entrato nel dettaglio. Ma è facile ipotizzare che l’importo del rateo della pensione potrebbe subire un taglio consistente.
Quanto si perde con Quota 92
A questo proposito il Giornale cita i dati dell’Ufficio parlamentare di Bilancio. Con Quota 100 si può perdere dal 5,6%, nel caso in cui l’uscita dal lavoro si anticipi di un anno, fino al 34,7% in caso di uscita sei anni prima. Con Quota 92 il taglio sull’importo potrebbe essere ancora più pesante.
La riduzione dell’assegno
L’idea di quota 92 non è nuova. Nel 2019 il senatore dem Tommaso Nencini aveva presentato una proposta, poi rilanciata qualche mese fa. La proposta prevede una penalizzazione ben precisa per coloro che decidono di anticipare l’accesso alla pensione. Nel dettaglio, per Quota 92 si applica lo stesso strumento previsto per Opzione Donna. Ovvero il ricalcolo totale dell’assegno di pensione con il sistema contributivo, anche per la quota che rientrerebbe nel calcolo retributivo.
Per anticipare la pensione a 62 anni, quindi, bisognerebbe accettare una riduzione dell’assegno. Più sono i contributi maturati nel regime retributivo, infatti, e più la penalizzazione si farebbe sentire.