Razzismo alla rovescia, calciatore italiano accusa: “In Uganda mi insultano perché sono bianco” (video)
“Sono razzisti, mi insultano solo perché sono bianco…”. In Uganda si sta realizzando clamorosamente il paaradosso del calcio moderno, con il delicatissimo tema sociale del razzismo negli stadi declinato però al contrario. Per informazioni, basta chiedere al giovane Stefano Mazengo Loro, 27 anni, il primo calciatore italiano a giocare nel massimo campionato ugandese, il terzo bianco negli ultimi 20 anni. “Ora capisco cosa provano in Italia gli uomini di colore…“.
Il suo nomignolo- scrive il settimanale Specchio, ripreso dalla Verità – è Mzungu, cioè bianco; sugli spalti e sulle reti sociali è bersagliato dagli insulti razzisti dei neri per il colore della sua pelle. I suoi genitori, medici del Cuamm, si conobbero da giovani in Tanzania, dov’ erano volontari. Quindici anni fa la famiglia decise di trasferirsi definitivamente in Africa lasciando Montagnana (Padova). Giocava nelle giovanili dell’Hellas Verona, ora ha un contratto biennale con il Kampala City Council e fa i conti col razzismo alla rovescia.
Il calciatore che gioca in Uganda, anche contro il razzismo
“Sono nato in Italia – ha raccontato il calciatore recentemente in tv e in radio – ma l’Africa è nella mia vita da prima di me. I miei nonni materni, medici, si sono sposati e sono partiti per il Kenya. Mia mamma è nata lì, ed ha vissuto in Kenya qualche anno prima di venire in Italia: ha fatto il percorso inverso a me. I miei si sono conosciuti in Tanzania nel 1988, a Dodoma. Io sono nato nel ’94, ed ho vissuto tra Trentino e provincia di Padova: fino agli 11 anni sono rimasto in Italia, finché in estate siamo partiti per l’Africa. All’inizio, anche per la lingua, è stato difficile integrarsi, c’è stato un cambio radicale. Poi è successo grazie al calcio, finché l’Uganda e Kampala non sono diventate la seconda casa”, raccontava Stefano Mazengo Loro.
Razzismo a parte, come si gioca in Uganda? “Il livello è molto migliorato molto negli ultimi anni, per fortuna. Comunque è molto meglio di quanto la gente pensi. Io avevo fatto tre anni nel Verona, con mio fratello maggiore di due anni, fino al 2006, e la ragione primaria per cui non volevo venire qua era non abbandonare il sogno. Sono venuto qua, entrando nel KKL, ci sono anche giocatori professionisti, che hanno giocato in Champions ed Europa League. Di talento ce n’è un sacco…”.