Sanremo, bufera su Fiorello. La corona di spine, il bacio gay e le volgarità scatenano l’ira del vescovo
Volgarità gratuite, immagini blasfeme, strumentalizzazione del tema dell’omofobia. All’indomani della fine del festival, Arriva la dura reazione del vescovo di Sanremo, monsignor Antonio Suetta, contro la conduzione di Fiorello, che ha affiancato Amadeus. “A seguito di tante segnalazioni di giusto sdegno e di proteste riguardo alle ricorrenti occasioni di mancanza di rispetto, di derisione e di manifestazioni blasfeme nei confronti della fede cristiana, della Chiesa cattolica e dei credenti, esibite in forme volgari e offensive nel corso della 71 edizione del Festival della Canzone Italiana a Sanremo, sento il dovere di condividere pubblicamente una parola di riprovazione e di dispiacere per quanto accaduto”, fa sapere. La parolaccia finale, in chiusura di festival, è stata la ciliegina sulla torta.
Sanremo, contro Fiorello il vescovo e “don Ariston”
Ad”Avvenire” era stato don Pasquale Traetta, prete sanremese, meglio conosciuto come “don Ariston”, ad entrare entrato nel merito delle accuse, in una lunga intervista. “Va bene tutto, però quella corona di spine Fiorello e Achille Lauro se la potevano risparmiare… Per noi cristiani, specie ora che è tempo di Quaresima, quella corona di Gesù ha un significato spirituale importante che non può diventare un momento di banalissimo spettacolo… Appena li incontro glielo dirò”. Che prosegue così. “Viviamo in un tempo malato e confuso, un miscuglio di niente esteriore che ha generato solitudine e indifferenza. L’anima c’è, ma non è più educata ai valori. Si portano in scena stereotipi, come il bacio sul palco per combattere l’omofobia… È uno spiumamento che piuma dopo piuma lascia l’uomo nudo davanti a una realtà in cui anche la musica invece potrebbe unire e far riflettere le coscienze».
Don Suetta e l’anatema sul festival
La reazione del vescovo di Sanremo è stata ancora più pesante, un vero e proprio anatema al Festival di Sanremo: “Il mio intervento, a questo punto doveroso, è per confortare la fede “dei piccoli”, per dare voce a tutte le persone credenti e non credenti offese da simili insulsaggini e volgarità, per sostenere il coraggio di chi con dignità non si accoda alla deriva dilagante, per esortare al dovere di giusta riparazione per le offese rivolte a Nostro Signore, alla Beata Vergine Maria e ai santi, ripetutamente perpetrate mediante un servizio pubblico e nel sacro tempo di Quaresima”.
Il vescovo esprime disappunto anche per l’assegnazione di un premio speciale a Fiorello, mattatore al Festival: “Quanto al premio “Città di Sanremo”, attribuito ad un personaggio, che porta nel nome un duplice prezioso riferimento alla devozione mariana della sua terra d’origine, trovo che non rappresenti gran parte di cittadinanza legata alla fede e dico semplicemente ’non in mio nome’’”.
La difesa del conduttore: “Solo ironia e gioco”
“Nessuna offesa, Fiorello non ha offeso nessuno. Ha giocato, ironizzato, e sono fiero di aver assegnato il premio Città di Sanremo a una persona buona, una persona buona di animo, generosa, corretta, onesta: i valori di un cristiano sono questi». E’ la secca replica del conduttore e direttore artistico del Festival di Sanremo, Amadeus, alle parole del vescovo diocesano Antonio Suetta, che aveva ha accusato la Rai di aver trasmesso un evento con «ricorrenti occasioni di mancanza di rispetto, di derisione e di manifestazioni blasfeme nei confronti della fede cristiana, della Chiesa cattolica e dei credenti, esibite in forme volgari e offensive.
Gasparri attacca, la solidarietà di Pedrizzi al vescovo
Durissimo il giudizio di Maurizio Gasparri, esponente di Forza Italia e membro della Commissione di Vigilanza Rai. “Diranno che è successo perché non c’era il pubblico in sala, useranno molte scuse, ma i numeri sono impietosi e fotografano il flop di Sanremo 2021, che molti in commissione di Vigilanza avevano chiesto di collocare in date e tempi diversi. Nella serata finale il crollo rispetto all’anno precedente è di ben sette punti di share, passando dal 60 al 53%. Il dato si riflette sia nella prima che nella seconda parte, con la stessa percentuale di calo. Abbiamo già visto nei giorni scorsi sul principale quotidiano economico del Paese pubblicate le previsioni sui danni in termini di raccolta pubblicitaria per la Rai. Gli inserzionisti infatti hanno dei contratti collegati ai dati di ascolto e la Rai registrerà una perdita che secondo alcuni potrà raggiungere il 20%”. “Sanremo -ricorda Gasparri – è l’evento principale per la Rai e quindi questo flop di share e di ricavi avrà riflessi pesanti sulla gestione dell’azienda. C’è poi una mancanza di gestione dell’evento, ma di questo discuteremo in commissione di Vigilanza alla luce di quanto hanno detto gli stessi esponenti di vertice della Rai, ammettendo che i ‘padroni’ dell’evento non sono i dirigenti della Rai”.
In sintonia con Gasparri, l’ex presidente della Commissione Finanze del Senato e presidente del Cts dell’Ucid (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti) Riccardo Pedrizzi, che considera “sconfortanti i risultati del festival nelle cifre e nei contenuti, come sostenuto da Gasparri” ed esprime solidarietà al vescovo di Sanremo: “Lo schifo dello spettacolo di Sanremo poteva essere originale 30-40 anni fa ma non oggi che il pensiero unico e la maggior parte dei mezzi di comunicazione fanno a gara a diffondere omosessualità e teorie gender. Riproporre baci in bocca e vilipendio alla religione che innovazione artistica è? Il vescovo di Sanremo, monsignor Antonio Suetta, ha ragione su tutto, anche sulle volgarità gratuite e sulla becera ironia di Fiorello sulla corona di spine, simboli cristiani su cui non c’è motivo di fare spettacolo”.