Serracchiani e Madia, una poltrona per due: Pd diviso sulla capogruppo alla Camera
Il Pd e le donne. Chiusa la partita del Senato con la Simona Malpezzi subentrata al renziano Marcucci – partita non proprio indolore – a Montecitorio le cose sono più complicate del previsto. C’è una poltrona per due. L’assemblea del gruppo Pd si conclude infatti con la possibilità di una doppia candidatura femminile per la ‘successione’ di Graziano Delrio: Debora Serracchiani e Marianna Madia sono di fatto in campo; e martedì è fissata una nuova riunione per l’elezione della nuova capogruppo. Ci sarà una conta? “E’ auspicabile che si arrivi a una candidatura unitaria ma l’obiettivo che si arrivi a un’intesa non è conditio sine qua non”, spiegano fonti parlamentari dem all’Adnkronos.
Pd diviso tra Madia e Serracchiani
In piena emergenza vaccinale, in piena terza ondata – oggi il bollettino è devastante – il Pd dovrà baloccarsi fino a martedì e sfogliare la margheritina: “M’ama non m’ama? Madia o Serracchiani ? Dubbio amletico. “Non saremo mai un partito di leadership uniche che intorno al leader concludono tutto”, prova a esultare, a fine riunione, Enrico Letta. “L’intelligenza collettiva – chiosa – è la vera cifra della modernità”. Ma a volte, verrebbe da dire, anche meno” , chiosa Il Foglio, Valerio Valentini.
Due donne per la poltrona di capogruppo alla Camera
Precedentemente s’era pensato di procedere con una sorta di acclamazione in favore di Debora Serracchiani, col capogruppo uscente comunque in sintonia. Invece la voglia di dividersi e complicarsi la vita è insanabile nel pd e ha ripreso quota. Nn l’aveva detto Letta stesso: “Unità non vuol dire unanimità”? Così due elementi hanno portato alla doppia opzione: una, la promozione dell’ex presidente del Friuli Venezia Giulia a capogruppo di Montecitorio lascerebbe scoperta la casella di vicepresidente del partito che lei ricopre dell’epoca Zingaretti. Due, la Serracchiani lascerebbe scoperta la presidenza della commissione Lavoro, guidata proprio dalla deputata friulana. Il che starebbe già stuzzicando appetiti di parte; “Abbiamo i numeri per ottenerla di nuovo noi”, dice chi sostiene Serracchiani. Ma Roberto Occhiuto, capogruppo di Forza Italia, ha già avvertito: “Io ho intenzione di rivendicarla, se la Serracchiani trasloca”.
Letta parla di “intelligenza collettiva”…
Serracchiani e Madia andranno alla conta
Quindi si consumerà una disfida Serracchiani-Madia. Per evitare imbarazzi Walter Verini ha proposto un compromesso- mediazione. “Potremmo risolverla così: col capogruppo uscente che consulta personalmente i vari deputati e poi ci riferisce il nome più apprezzato”. Prima si dividono, poi vorrebbero evitare la “conta” per non dividersi. Strani assai. Ma spunta Carla Cantone c che non ci sta: “Se confronto deve esserci, che sia una votazione formale”. Ebbene, come il gioco dell’oca, il Pd è al punto di partenza dopo tante contorsioni. Con la mancanza di un accordo e con l’eventualità concreta che si vada a una conta. “Siamo un partito fatto di personalità forti, tra cui si può scegliere”, conclude Letta. Che poi, però, ammonisce: “Dobbiamo essere un partito con anime e sensibilità diverse, ma non una federazione di partiti”. Contenti loro. Che lo psicodramma abbia inizio.