Sputnik, un altro virologo contro Arcuri: “L’avrei preso al volo. Io avrei speso qualche euro in più”
“Importare il vaccino russo Sputnik V, anche se non ha ancora affrontato e concluso l’iter con l’Agenzia europea del farmaco Ema? Se l’agenzia italiana Aifa volesse farlo e ritenesse che ha senso e ci sono i margini, io coglierei al balzo questa opportunità. Qui se aspettiamo l’iter Ema allunghiamo un po’ troppo i tempi. In generale quello che molti non capiscono è come mai i tempi dell’ente Ue siano così lunghi rispetto ad altre agenzie come l’americana Fda, che vede gli stessi dossier”. E’ la riflessione e nel contempo la critica del virologo Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano, docente all’università Vita-Salute.
Sputnik, il virologo Clementi: “Se aspettiamo l’Ema…”
Le sue parole lasciano intendere che molto si sarebbe potuto fare su questo fronte e che invece molto sia stato lasciato intentato. Un “regalo” che ci lascia l’ormai ex super-commissario, Arcuri. “Non è che ci sono dossier diversi presi in momenti diversi. Guardiamo all’ultimo vaccino approvato negli Usa: l’azienda farmaceutica Johnson & Johnson ha trasmesso gli stessi dati sia all’Fda che all’Ema parallelamente. L’agenzia Ue – spiega Clementi – dice che deve affrontare un continuo confronto con gli enti dei singoli Stati;e questo comporta tempi più lunghi. Ma in questo specifico caso dei vaccini anti-Covid questa procedura ci danneggia, non ci consente di avere le mani libere in un momento in cui servono vaccini”, ha detto il professore intervistato dall’Adnkronos.
“Sputnik, vaccino valido, tecnologia innovativa”
Sullo Sputnik, Clementi assicura: “è un vaccino valido da tenere in considerazione, basato su una tecnologia innovativa, sull’uso di due vettori diversi e ha delle possibilità di essere usato bene. Mi sorprenderebbe che non fosse preso in considerazione. C’è uno studio molto solido, l’unica cosa che abbiamo visto al momento. Ed è chiaro che bisogna avere anche informazioni sulla capacità produttiva: e dalle voci che circolavano potrebbe esserci qualche problemino a produrlo in così larga scala. Magari se avessero l’aiuto da qualcun altro con lo strumento della produzione su licenza, sarebbe diverso. Mi è sembrato di capire che dalla Germania fosse stata espressa disponibilità”. Il virologo non da oggi esprime questa opinione. Non ascoltato.
Il virologo: “Avrei speso qualche euro in più come Israele”
L’Italia invece potrebbe dare una mano?, è la domanda: “Mi è sembrato di capire che ci vorrebbe qualche mese”, riflette Clementi. In ogni caso, sottolinea il virologo del San Raffaele, “occorre sempre guardare alla disponibilità reale di vaccini che abbiamo. A chi mi chiede se sono favorevole o no a una singola dose di vaccino a tutti, io dico che in linea di principio la mia risposta è no, ma solo se i vaccini ci sono. Se invece non ci sono, dobbiamo chiederci perché e cercare di fare qualcosa. Molti obiettano che Israele ha pagato di più il vaccino. Bene, io avrei speso qualche euro in più per avere le dosi con la rapidità e le quantità avute da Israele, specie perché mi consentivano di risparmiare sui ricoveri e su altro. Sarebbe da capire come è stata fatta la negoziazione”.
Anche guardando oltremanica, i britannici hanno 20 milioni di vaccinati. “Certo – analizza Clementi – sono stati insieme incoscienti e coraggiosi. Nella scienza non c’è né la verità né la ragione e la non ragione, c’è il dato. Il dato scientifico era per le due dosi di Pfizer e Moderna, mentre non c’era nulla sulla protezione di una dose singola. Usare questa strategia è stato un azzardo. Per il momento, i dati che emergono sembrano dare ragione alla scelta britannica: sembra che questa sia stata vantaggiosa, anche se devo dire che un prezzo è stato pagato, avendo una larga parte di popolazione non immunizzata come si deve, ma immunizzata a metà”.
Abbiamo sbagliato tutto
Allora, conclude l’esperto, “andrebbe capito cosa succede in questa situazione: come circola virus in una popolazione di mezzi immunizzati, come reagisce, se si formano varianti. Tutto questo non lo sappiamo. Quindi è stato un azzardo. Se uno gioca alla roulette e vince, bene. Ma ha sempre giocato d’azzardo. Vedremo dunque alla fine come va. Intanto i casi sono diminuiti moltissimo, ma non dimentichiamo che loro hanno avuto anche un lockdown nazionale. Mentre dove si vede perfettamente la mano del vaccino è Israele, che ha avuto un forte cambio di rotta. Ma anche negli Usa, dove a dare una dose sola non ci pensano neanche lontanamente. Noi, insomma, abbiamo sbagliato rotta, fin’ora, questo è chiaro da queste parole. La soluzione? E’ sempre quella: avere dosi ed essere efficienti nel vaccinare”.