Travaglio oltre ogni limite: per insultare Sallusti offende i disabili. I commenti lo distruggono
Travaglio insulta Sallusti e offende i disabili. Dando al collega del «bambino ritardato», il direttore del Fatto offende non solo il giornalista, ma usa la disabilità per denigrare e offendere. Insomma, Travaglio a corto di parole e di insulti più sagaci, scade nel platealmente scorretto. E da nume tutelare del politically correct. Da guru del savoir faire ospite fisso in tv, cede all’offesa becera e nel criticare Sallusti, alla faccia di etica giornalistica e rispetto umano, si scaglia contro il collega dandogli del «bambino ritardato». Sì, ha scritto proprio così. In prima pagina. Ha usato la disabilità mentale per denigrare e sbeffeggiare l’interlocutore di turno. Una caduta di stile e una degenerazione dei toni che non è passata certo inosservata. E contro cui, opportunamente, si sono levati gli scudi di giornalisti e commentatori, scesi nell’agone dialettico scatenato da Travaglio. Tutti sollecitati da ragioni di solidarietà umana, buon gusto e senso civico. Primo fra tutti il giornalista Gianluca Nicoletti de La Stampa. Il quale non ci sta a lascar cadere la cosa. E risponde al direttore del Fatto, dandogli una lezione di vita e di stile, con un pezzo pubblicato sul sito pernoiautistici.com. E in cui, tra l’altro, in replica all’offensivo collega, Nicoletti scrive: «Travaglio dimostra di avere un’idea ben precisa e radicata del disagio mentale come condizione umana abietta. Questo è un sintomo atavico di inciviltà su cui dovrebbe riflettere».
Travaglio insulta Sallusti e offende i disabili
Anche perché Travaglio è recidivo. E proprio per questo, forse, avrebbe dovuto stare doppiamente attento a pesare le parole e a dosare gli insulti. Eppure non è successo. E così, ricorda sempre Nicoletti, dopo la brutta caduta di stile in una delle tante ospitate a Otto e mezzo – una scivolata archiviata, ma non dimenticata –. In cui, rivolgendosi a Carofiglio si lasciò andare a un insensibile riferimento alla sindrome di down per sentenziare: «Andate pure avanti a trattarli come mongoloidi». Oggi l’indomito direttore torna a sproloquiare con altri paralleli irricevibili. Stavolta inveendo contro Sallusti. Al quale, in un editoriale in prima pagina sul Fatto Quotidiano scrive: «Chi non si accorge dell’ovvio non è capace di trarre le conclusioni che ne trarrebbe pure un bambino ritardato». Un insulto che, da Sallusti, si estende a macchia d’olio a tutto un mondo di persone fragili. E che eleva all’ennesima potenzia la gravità della sortita polemica. Una querelle che, ovviamente, travalica i confini della civile dialettica e del confronto argomentato, per quanto aspro possa essere il motivo della discussione tra chi ha evidentemente idee diverse.
Nicoletti da “La Stampa” replica e lo annichilisce. Sansonetti pure
Una uscita infelice che, non a caso, molti colleghi oltre a Nicoletti rispediscono al mittente. Tra gli altri, Piero Sansonetti, che dalle colonne de il Riformista che dirige, rileva: «Alle volte il giornalismo italiano cade molto in basso. Perde il senso della civiltà, della misura. Esce da ogni perimetro culturale. Ieri per esempio Marco Travaglio ha scritto un editoriale per polemizzare con Alessandro Sallusti. Legittimissimo». Ma poi, venendo alle dolenti note, Sansonetti aggiunge: “Bambino ritardato”. Come è potuto uscirgli dalla penna? Possibile che nessuno in redazione abbia riletto quell’articolo prima di pubblicarlo, magari qualcuno dei colleghi del Fatto che dispongono di un minimo di cultura e sensibilità? Come è finito male il giornalismo italiano». Eppure, con lo slang in uso oggi che vede spesso finire in prima pagina il linguaggio trash mutuato e sdoganato dal lessico social, sarebbe bastato il semplice ricorrere a un epiteto colorito. Nessuno si sarebbe scandalizzato di fronte a una parolaccia. Decisamente non quanto ci ha colpito la bassezza dalla duplice valenza, contro Sallusti e contro la disabilità, vergata nero su bianco.