Vaccini, c’è il drive-in. Figliuolo cancella le “care” Primule (ognuna 400mila €) della gestione Arcuri
Via le Primule, avanti con i drive-in. Come prevedibile, la rivoluzione del neo-commissario Francesco Paolo Figliuolo sulla campagna vaccinale comincia dalla logistica. E nella maniera più semplice e meno dispendiosa possibile: mettersi in fila in auto e lì aspettare l’inoculazione della dose. Si fa già per i tamponi, si farà anche per i vaccini. Anzi, si fa già. Il primo centro l’esercito lo ha infatti allestito all’ospedale Baggio di Milano per la somministrazione di dosi a persone con difficoltà motorie. Insomma, dopo l’uovo di Colombo, il drive-in di Figliuolo. Non avessimo inseguito le stravaganze di Arcuri, avremmo risparmiato tempo e (tanto) denaro. Ogni Primula, non dimentichiamolo, è costata un occhio della testa: ben 400mila euro.
Primo centro a Milano
L’ iniziativa in corso a Milano sarà replicata – in accordo con le Asl che ne fanno richiesta – in altri drive-in già allestiti dalle Forze Armate per i tamponi. Sempre nel capoluogo lombardo è disponibile quello del Trenno – il più grande d’Italia – mentre a Roma si punta su quello della Cecchignola. Su tutto il territorio nazionale sarebbero 200 i drive-in utilizzati per i tamponi e potenzialmente riconvertibili in centri vaccinali. È evidente che l’obiettivo di Figliuolo è estendere modello e organizzazione militare all’interno del Commissariato all’emergenza.
La rivoluzione di Figliuolo parte dalla logistica
Non farà, ovviamente, tutto da solo. Il generale, infatti, non ha alcuna intenzione di rinunciare al contributo offerto dai 300mila volontari della Protezione civile. Si tratterà solo di disporne al meglio, così come dei 1.700 militari coordinati dal Comando Operativo Interforze impegnati ogni giorno nelle operazioni di trasporto, distribuzione e somministrazione dei vaccini. La rivoluzione passa anche da qui, cioè da una maggiore cooperazione tra esercito e volontari sotto il coordinamento di Figliuolo. Non è da escludere una nuova distribuzione delle deleghe sulla gestione della pandemia. Quella per la distribuzione dei vaccini, ad esempio, potrebbe in tutto o in parte, finire alla Protezione civile.