Zingaretti si vergogna dei “poltronisti” del Pd ma ha nel mirino Roma e la poltrona della Raggi
A Nicola Zingaretti ieri era arrivata la tempestiva, e speranzosa, solidarietà di Virginia Raggi, che al dimissionario segretario del Pd chiede, ovviamente, di tornare in sella per rafforzare l’asse con il M5S e lasciare spazio a una candidatura comune, a Roma: la sua. Peccato che nelle prime ricostruzioni del gesto a sorpresa di Zingaretti, oggi, sui giornali, una delle piste più accreditate sia quella che porta a una candidatura dello stesso Zingaretti a Roma, pronto a fare il salto all’indietro, o in avanti, dipende dai punti di vista, dalla Regione al Comune. Il Pd, intanto, si interroga, dopo l’esplosione di ieri. E si lecca le ferite, leccando, al contempo, il segretario dimissionario.
Zingaretti e l’esplosione del Pd
Ieri il segretario del Pd aveva annunciato le sue dimissioni con un duro post su Fb. “Nel partito si parla solo di poltrone, mi vergogno“, aveva scritto Zingaretti, sollevando il coro di ‘no’ fra i dem che chiedono al leader di ripensare alla decisione e di rimanere al suo posto. Da Boccia a Delrio e Franceschini, passando per Orlando e Provenzano. “Nel momento più drammatico della storia recente del Paese e nel momento più difficile della storia del Partito democratico, Nicola Zingaretti è stato un faro sia per il governo che per il Pd. Credo che nessuno possa mettere in dubbio fatti oggettivi, oltre alla sua serietà e alla sua lealtà verso la comunità dem. E penso che l’Assemblea nazionale abbia una sola strada: chiedergli di restare segretario del Pd che, grazie alla sua guida, è uscito da uno dei periodi più bui della sua storia”, così su Facebook il deputato Pd, Francesco Boccia.
“Abbiamo sulle spalle non solo il destino del Pd ma una responsabilità più grande nei confronti di un Paese in piena pandemia. Il gesto di Nicola Zingaretti impone a tutti di accantonare ogni conflittualità interna, ricomponendo una unità vera del partito attorno alla sua guida”, scriveva Dario Franceschini su Twitter.