Caso Grillo, quei dubbi sulle scelte politiche del M5S. Sgarbi: «Il Conte 2 nato per tutelare il figlio»
Non ne parlano perché hanno paura di non essere ricandidati. Secondo l’eurodeputato ex M5S, oggi nei Verdi, Piernicola Pedicini, è questo il motivo per cui dal M5S si sono levate così poche voci di dissenso verso il video di Beppe Grillo sulle accuse di stupro di gruppo nei confronti del figlio Ciro. «E chi si permette di dire qualcosa contro Beppe Grillo? Nessuno lo fa, sapendo che il rischio è di non essere più candidati», ha detto Pedicini. Cronaca e risvolti politici, del resto, in questa storia si intrecciano a più livelli, tanto che c’è chi ipotizza che perfino le scelte di Grillo rispetto alla nascita del Conte bis prima e del governo Draghi poi siano state condizionate dalla vicenda che ha coinvolto il figlio.
Sgarbi: «Ecco come Grillo voleva tutelare il figlio»
La tesi, esplicitata da Vittorio Sgarbi e ripresa come «dubbio» che si «insinua» da Maurizio Belpietro, è che appoggiando la nascita dell’uno e dell’altro esecutivo Grillo mirasse a garantire una qualche forma di tutela al figlio. «Sono in rapporti molto stretti con i grillini della prima ora a cui Beppe Grillo ha confessato che il suo unico problema in quel momento era in qualche modo tutelare il figlio», ha detto Sgarbi a Non è l’Arena di Massimo Giletti, aggiungendo: «Chi è il nemico del Movimento? Il Pd. E il nemico principale di Grillo? Renzi». Da qui, dunque, secondo Sgarbi, sarebbe nata la decisione di giocarsi il tutto per tutto sul Conte bis.
Perché Grillo ha nominato il perito solo ora?
Belpietro, riprendendo le ipotesi di Sgarbi, in un editoriale su La Verità, ha scritto che «non so se sia vero ciò che Vittorio Sgarbi ha detto e che qualcun altro ha insinuato», ma un dettaglio di cronaca «qualche dubbio lo insinua». Il riferimento è alla nomina del perito che sta lavorando sul famigerato filmato girato nella villa di Grillo e oggetto anche del suo sfogo video. Il perito, infatti, è stato nominato solo a marzo, a due anni dai fatti. Perché, si chiede Belpietro, con tanto ritardo? «La risposta è che, molto probabilmente, gli avvocati, le famiglie, cioè anche Grillo, ritenevano che di un esperto, di qualcuno che smontasse le tesi dell’accusa, non ci fosse bisogno. Ovvero – ha scritto Belpietro – i legali, Grillo e compagni erano, se non certi, almeno convinti che l’accusa sarebbe finita in un’archiviazione e il processo che oggi qualcuno paventa non si sarebbe mai celebrato».
Belpietro: «Chiarire se Grillo abbia ricevuto promesse»
Una circostanza che spiegherebbe anche come mai, benché il figlio sia sulla graticola giudiziaria da due anni, Grillo in tutto questo tempo sia riuscito a mantenere i nervi saldi e abbia perso invece la testa proprio ora, tanto da pensare che fosse una cosa sensata produrre quel video. Belpietro, però, nel suo editoriale non si sofferma solo sugli aspetti personali della vicenda.
«Ecco – ha aggiunto Belpietro nel suo editoriale – sui fatti accaduti quella notte di due anni fa in Sardegna, nella villa dell’Elevato, decideranno i giudici. Ma su quel che è successo dopo, sui governi formati e sulle conseguenze che ne sono derivate per il Paese, forse è bene che decidano gli elettori. Perché a questo punto non si tratta solo di accertare se ci sia stato uno stupro di gruppo ai danni di una giovane donna, ma anche se qualcuno a Grillo abbia promesso qualcosa, magari un inconfessato scambio. Sulla pelle di una vittima e – ha concluso Belpietro nel suo editoriale su La Verità – pure su quella degli italiani».