“Come Roma insegna”, il nuovo libro di Manfredi: “Nessuno può vivere senza identità”
“Come Roma insegna”, la nuova opera di Valerio Massimo Manfredi, scritta con la collaborazione del figlio Fabio Emiliano è appena arrivata nelle librerie italiane (Libreria Pienogiorno). Il popolare narratore amatissimo dal pubblico fornisce in questo nuovo libro una riflessione profonda sulla nostra identità, a partire da un lascito perenne: Roma e la visione del mondo continuano ad insegnare molto all’uomo contemporaneo. «La storia è un moto complesso che può cedere al caos. Eppure l’epopea di Roma sa sintetizzare magnificamente una costante del comportamento della specie umana: la pretesa di un mondo migliore». E’ uno dei passi del libro più significativi.
Manfredi: ecco quel che rimane dell’epopea di Roma
Una boccata d’ossigeno in tempi di cancel culture. In questo Manfredi è una garanzia. Lo scrittore, ora in convalescenza, è reduce dalla brutta disavventura a causa delle esalazioni da monossido di carbonio nella sua casa romana due mesi fa su cui è stata aperta un’inchiesta. Riflettere sull’’eredità della romanità , scrive, significa capire chi siamo e dove vogliamo andare. “Tutti gli imperi sono stati fondati sul sangue. E tutti gli imperi sono destinati a cadere. In questo Roma non fa differenza –scrive Manfredi-. Ciò che fa la differenza, invece, è quello che rimane”.
“Roma ha lasciato una civiltà”
Molti imperi scompaiono avendo lasciato dietro di sé un campo di sterminio: rovine, massacri. Roma ha lasciato una civiltà. “Viviamo ancora nella sua legge, ci avvantaggiamo del suo sistema di comunicazione, delle poderose e geniali tecniche costruttive. Il latino è apprezzato e studiato paradossalmente più che da noi italiani, in molte parti del mondo.
“Gli invasori non erano migliori di noi”
“Molti dei popoli che sono stati interessati dalla dominazione romana non avrebbero poi avuto alcuna pietà quando, a loro volta, si sarebbero trovati nel ruolo degli invasori. Avrebbero distrutto, ucciso, saccheggiato: in questo, la storia del genere umano è tristemente quella che è. Gli “altri” non erano migliori. Una volta ancora la differenza è in ciò che rimane dopo. O che non rimane affatto”, recita un passaggio cruciale di “Come Roma insegna”. Come si diceva, ossigeno. Un toccasana in un mondo avvilito e intristito dove il passato è piegato a logiche politicamente corrette, dove rivendicare un’identità culturale diventa un problema, dove si abbattono statue e si cancellano pagine di storia. “La narrazione storica rifugge illusorie classifiche morali – avverte Manfredi- quel che è certo è che bisogna sentirsi orgogliosi della civiltà che l’antica Roma ci ha lasciato, orgogliosi di esserne, in tanti, eredi”.
“La Storia rifugge da classifiche morali”
Dalla dura lezione delle pandemie al razzismo, dal virus della corruzione alla tensione per l’innovazione, l’entusiasmante epopea di Roma – a saperla leggere – può scacciare il buio che spesso ci inghiotte; illuminare il nostro presente, edificare il nostro futuro. “La storia è memoria, è il tentativo dell’umanità di creare una memoria comune del genere umano, anche se non condivisa da tutti. La memoria si converte in identità e quindi la storia intesa in questo senso è materia delicatissima, perché prima significa memoria e poi identità. Nessuno può vivere senza identità, nessuno può assumere una identità sbagliata”, disse in un’intervista lo storico, scrittore e archeologo. Un libro fatto a posta per essere associato a un articolo di fondo illuminante di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della sera oggi in edicola.
L’ignoranza della storia
“Che cosa è successo perché si arrivasse ad accettare o addirittura spesso a promuovere, l’abbattimento delle statue di Colombo e Churchill considerandoli dei gaglioffi impresentabili? A pensare che insegnare l’opera di Omero, di Dante e di Shakespeare, o eseguire la musica di Mozart costituisse una discriminazione offensiva verso chi ha un colore della pelle diverso dal bianco? Perché si diffondesse l’idea che la nostra storia sia null’altro che un cumulo di errori e di orrori?”. “Le origini sono molte – ragiona- ma a mio giudizio una spicca sulle altre: la crassa ignoranza della storia – innanzi tutto della propria storia – che ormai pervade le nostre società”.