Concorso per presidi, troppi «omissis»: gli atti restano segreti. Vi partecipò anche Azzolina
Le sentenze del Tar del Lazio e del Consiglio di Stato non lasciano dubbi: i documenti del concorso per presidi del 2017, lo stesso che vide la contestatissima partecipazione dell’ex ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, devono essere resi pubblici. A due mesi dall’ultimo pronunciamento in questo senso, però, il ministero dell’Istruzione continua a tenerli di fatto sotto chiave. A denunciarlo sono stati i legali di alcuni partecipanti al concorso che hanno fatto ricorso, che proprio per questo ora hanno dovuto presentare una nuova istanza al Tar.
La “resistenza passiva” del ministero
Il nuovo ricorso è stato presentato venerdì. Vi si chiede la pubblicazione integrale di tutti i codici sorgente utilizzati da Cineca, in consorzio interuniversitario italiano senza scopo di lucro, cui aderiscono tra gli altri l’Anvur, il ministero dell’Istruzione. «Il ricorso sarà iscritto a ruolo questa settimana», ha spiegato all’agenzia di stampa Adnkronos Domenico Naso, uno dei legali dei candidati bocciati all’esame. «Non c’è mai un rifiuto netto del ministero, solo un’apparente disponibilità. Mostra di volerci dare qualcosa, ma nella sostanza non ci da nulla», ha aggiunto il legale, chiarendo che «sia il Tar che il Consiglio di Stato avevano ordinato la pubblicazione di tutti gli atti».
Troppi “omissis” sul concorso per presidi
In particolare, entrambi i gradi del ricorso hanno portato a sentenze esecutive e passate in giudicato che richiedono: la pubblicazione dei verbali di correzione; delle griglie di valutazione; degli elaborati scritti dei candidati. Ma «ad oggi – ha sottolineato Naso – non ci hanno ancora trasmesso nulla di ciò che abbiamo richiesto». Il legale quindi ha spiegato che «Cineca ha utilizzato diversi codici per gestire le varie fasi del concorso e ce ne ha consegnati tramite il ministero dell’Istruzione solo alcuni. Colmi di omissis, pertanto inutilizzabili».
I legali dei ricorrenti denunciano la beffa
Naso quindi ha raccontato che «lo scorso 10 marzo il ministero ci ha convocati invitandoci a portare una chiavetta su cui registrare i documenti. Siamo andati con un esperto informatico. Dopo aver copiato sulla nostra pennetta il contenuto consegnato dal ministero, ha verificato l’inutilizzabilità delle informazioni fornite a causa degli omissis presenti. Abbiamo informato la Dirigente che ha replicato: “Questo ci ha dato Cineca”. Così – ha spiegato il legale – venerdì scorso abbiamo notificato il ricorso che sarà iscritto a ruolo al Tribunale amministrativo regionale del Lazio questa settimana».
L’anonimato dei compiti è stato rispettato?
Tra le richieste avanzate: i codici sorgente necessari per verificare se il software utilizzato da Cineca sia conforme al contenuto del bando di concorso, «che prevedeva che dovesse funzionare secondo determinate regole»; il codice sorgente relativo allo scioglimento dell’anonimato, «attraverso cui verificare se sia stato possibile per i commissari d’esame sapere a chi apparteneva la prova scritta anticipatamente, quindi non dopo ma durante la correzione»; i file di tutti gli elaborati, «dato che invece di metterci a disposizione i compiti, continuano a prendere tempo chiedendoci quali vogliamo». Ma le sentenze del Consiglio di Stato e prima del Tar Lazio, hanno un margine di interpretabilità a riguardo? «Assolutamente no», ha chiarito Naso, spiegando che «hanno accolto il nostro ricorso senza indicare limitazioni, che invece hanno deciso unilateralmente il ministero dell’Istruzione e Cineca».