Covid, per le forme gravi una proteina è la “sorvegliata speciale”. Ecco qual è il suo ruolo

15 Apr 2021 17:39 - di Milena Desanctis
Covid

Una proteina “sorvegliata speciale” per le forme gravi di Covid-19. I ricercatori dell’Università di Roma Tor Vergata hanno dimostrato per la prima volta la presenza di un’elevata quantità della proteina Herv-W Env nelle cellule del sangue dei pazienti Covid-19, in particolare nei linfociti T, cellule che giocano un ruolo centrale nella risposta immunitaria verso le infezioni causate da virus e batteri. Nei pazienti Covid-19, la proteina è stata correlata all’infiammazione e all’alterazione ed esaurimento del funzionamento delle cellule del sistema immunitario.

L’osservazione che il livello della proteina riflette le complicanze respiratorie dei pazienti durante l’ospedalizzazione suggerisce il suo ruolo nella patogenesi e nell’evoluzione della malattia, come emerge dallo studio appena pubblicato sulla rivista EbioMedicine del gruppo editoriale The Lancet.

Covid, lo studio di Tor Vergata

«L’attivazione di Herv-W Env indotta durante l’infezione da Sars-Cov-2 che abbiamo osservato nei linfociti dei pazienti ospedalizzati contribuisce ai processi di iper-infiammazione e immuno-deregolazione che sono alla base della severità della malattia Covid-19». A chiarire quello che accade è Claudia Matteucci, ricercatrice della cattedra di Microbiologia e microbiologia clinica dell’Università di Roma Tor Vergata. Nonché coordinatrice della ricerca, realizzata in collaborazione con il Policlinico Tor Vergata.

«Comprendere i meccanismi che portano dall’infezione da Sars-Cov-2 alla malattia grave – sottolinea – è fondamentale per lo sviluppo di trattamenti efficaci. L’identificazione dell’associazione tra la presenza della proteina e la disfunzione infiammatoria e immunitaria nella malattia apre la strada ad ulteriori studi sul ruolo della proteina Env come potenziale bersaglio terapeutico».

Poche opzioni per le forme gravi

«Per la forma grave della malattia nei pazienti Covid-19 attualmente sono disponibili poche opzioni terapeutiche per controllare la risposta alterata all’infezione da Sars-CoV-2. E per lo più inefficaci nel ridurre il tasso di mortalità». Afferma Massimo Andreoni, responsabile della Clinica di malattie infettive del policlinico Tor Vergata.

In campo anche Hervè Perron. È responsabile scientifico di GeNeuro – Innovation, società Biotech dedicata alla ricerca nel campo dei retrovirus endogeni. «Herv-W Env è noto per avere effetti pro-infiammatori». Effetti, ha detto, «che potrebbero contribuire sia a generare complicazioni acute che sintomi neurologici a lungo termine; l’esistenza di un anticorpo per bloccare Herv-W Env, già in uso per altre patologie, potrebbe essere una nuova opzione terapeutica per i pazienti Covid-19».

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