Covid, svolta in arrivo: Pfizer sta testando la pillola per guarire immediatamente dal virus
La chiameranno “pillola del giorno prima?”. O del giorno dopo? Chissà, ma intanto la svolta sul fronte della prevenzione del Covid potrebbe essere dietro l’angolo. La pillola che blocca immediatamente il virus in entrata potrebbe essere disponibile entro la fine dell’anno se le sperimentazioni sugli esseri umani negli Stati Uniti e in Belgio avranno successo. Il merito è di Pfizer, che al momento ha realizzato uno dei vaccini contro il Covid tra i più utilizzati: la pillola preventiva sta sta già testando il farmaco in Europa e in Nord America. Si chiama PF-07321332 e potrebbe essere somministrato anche per impedire che la malattia si aggravi nelle persone che hanno iniziato a mostrare segni di infezione.
La pillola di Pfizer che cura il Covid
Finora si sono sottoposte alla sperimentazioni 60mila persona. I test sugli animali non hanno rivelato effetti collaterali. Il farmaco in sperimentazione agisce aderendo a specifici enzimi fermando la riproduzione del virus e impedendogli di diffondersi. Il medicinale è un inibitore della proteasi, simile a quelli già utilizzati per contrastare Hiv ed Epatite C e secondo i ricercatori ha una «potente attività antivirale».
Un vaccino anche per gli under 16
“A breve presenteremo a Fda ed Ema i dati sulla vaccinazione dai 12 ai 15 anni, che dimostrano un’efficacia del 100% grazie alla produzione di tanti anticorpi. Intanto ci sono studi su altre fasce di età da 6 mesi a 12 anni. Poi sulle donne in gravidanza e sui soggetti con malattie rare”. Un vaccino anti-Covid per under 16 è una delle novità prospettate da Valentina Marino, direttore medico di Pfizer Italia, che in un’intervista a ‘La Stampa’ fa il punto sulle strategie che il gruppo farmaceutico americano sta mettendo in campo contro la pandemia, insieme al suo partner tedesco BioNTech. “Con questo virus è meglio prepararsi, perché stupisce sempre”, sottolinea.
Primo punto, la durata dell’immunità conferita dal vaccino. “E’ uno degli argomenti di studio – spiega Marino – Secondo i dati di fase 3 pubblicati da Pfizer e BioNTech su 44mila soggetti tra i 12 e i 90 anni, gli anticorpi iniziano a declinare dopo 6 mesi, anche se la copertura sembra molto robusta”. Quello che succede poi è “presto per dirlo, meglio attendere i dati che arriveranno tra 6 mesi”. Intanto pensate a una terza dose? “Sì – conferma – abbiamo attivato uno studio su questo con due motivazioni. La prima è capire se una terza dose dello stesso vaccino rinforzi la risposta immunitaria. E la seconda è che, in caso di varianti pericolose, sarebbe facile aggiornare il vaccino grazie alla duttilità della piattaforma Rna”.
Efficace anche contro le varianti
Quanto alle varianti del coronavirus Sars-CoV-2, “su inglese e sudafricana il vaccino risulta efficace, mentre su brasiliana e indiana non ci sono abbastanza dati”. Possiamo sperare che l’immunità duri e che le varianti non si rivelino pericolose, “ma la principale speranza – precisa Marino – è che la pandemia regredisca in epidemia, non più globale e con meno contagi. A quel punto sarebbe più facile combatterla”. Ma in Italia raggiungeremo l’immunità di gregge? “Le vaccinazioni storiche dimostrano che le infezioni si possono fermare – risponde l’esperta – e il caso israeliano ne è una prova attuale. Presto verrà in aiuto anche la copertura dei giovani”.