Ddl Zan liberticida. Ora lo sa anche Calenda: «Ho chiesto un confronto, ho ricevuto insulti»
Avviso ai liberali, liberamente tratto da Bandiera bianca di Franco Battiato: «Rimettetevi la maglia, i tempi stanno per cambiare». A minacciarvi – ironia della sorte – non sono gli inesistenti fascisti contro i quali pur continuate a latrare. Ma i diversamente tolleranti, i nipotini di Voltaire con il nome di Fidel inciso nel cuore. Quelli, per intenderci, che ti consentono di dire ciò che vuoi a patto che corrisponda a qual che pensano loro. Lo tenga ben presente Carlo Calenda, reduce da un accorato lamento in diretta tv dagli studi di Omnibus, su La7, per il trattamento ricevuto in rete dopo una sua presa di posizione sul ddl Zan.
Calenda è favorevole alla legge
E qui tutti penseranno che, parlando di omotransfobia, il leader di Azione abbia fatto la pipì fuori dal secchio. Tutt’altro. Ha persino assicurato che i suoi il ddl Zan lo voteranno. Ma, ha aggiunto, «mi piace vedere le posizioni differenti per confrontarmi». A dir poco imprudente. Uno che chiede il confronto sulla “Zan” è uno che se la va a cercare, come una ragazza stuprata in minigonna. E si lamenta pure: «Sono stato lapidato come omofobo, come odiatore…». Che si aspettava? Ringrazi il Cielo che non è ancora legge, altrimenti avrebbe rischiato anche l’incriminazione d’ufficio. È il motivo per cui gli consigliamo di non perdersi in chiacchiere e di di organizzare subito l’annunciato «dibattito sulla rete». Non si sa mai.
«In democrazia non si fa così»
Quel che invece gli sconsigliamo, è insistere sull’approccio liberale al tema. Sottolineare, come ha fatto, che «siamo in democrazia e si può discutere di tutto», innervosisce ancor di più i diversamente tolleranti. Peggio ancora è ribadire che «se uno esprime un’opinione e la risposta è sei razzista, sei omofobo, non va bene». Qui Calenda rasenta l’incoscienza. Dove vuole arrivare? Soprattutto, dove vive? Ancora blatera di «opinioni» senza capire che la “Zan” è una legge-bavaglio. Apposta per i suoi compagni è più importante dei vaccini. «Che fa il nesci, eccellenza, o non l’ha letta?». Mah, speriamo sia davvero così. Diversamente, dovremmo dedurne che anche a Calenda piace gridare “al lupo” restando però nel branco.