Fascismo, la storia si fa romanzo. La tragedia di Galeazzo Ciano nell’ultimo libro di Mazza

27 Apr 2021 15:44 - di Adele Sirocchi

La storia del fascismo si fa romanzo. Ed è forse questo il modo migliore per affrontarla. Libera riscrittura del passato che non passa. E non può passare senza una pacificazione, ritardata e mortificata dagli appetiti elettorali di chi necessita di strumentalizzare ancora, dopo quasi un secolo, fascismo e antifascismo. Del resto i grandi storici hanno già scritto, interpretato, giudicato.

La storia del fascismo si fa romanzo

Il romanzo, così, si prende la rivincita sulle ideologie. E’ accaduto anche con la biografia di Antonio Scurati dedicata al Duce. Opera enorme, sostenuta da un poderoso lancio dei media mainstream. Avrebbe dovuto essere una canonica lettura antifascista, eppure alla fine Mussolini ne esce pur sempre come un eroe letterario. Nei romanzi funziona così.

Il romanzo di Mauro Mazza su Ciano

E funziona così anche nel romanzo di Mauro MazzaDiario dell’ultima notte“, La Lepre Edizioni, 2021, dove il protagonista è il genero del Duce, Galeazzo Ciano. Il romanzo racconta gli ultimi mesi di Ciano, dal Gran Consiglio del 25 luglio 1943 alla sua condanna a morte l’11 gennaio 1944, dagli altari del potere alla polvere della prigionia, all’esecuzione per tradimento. Ne scrive Giampiero Mughini sul Foglio sottolineando che il personaggio e il suo tragico destino hanno poco bisogno di svolazzi letterari. Il dramma è tutto, nudo e crudo, nei fatti.

Mughini: Ciano era diventato uno degli uomini più odiati d’Italia

“Quella notte di luglio del 1943 – scrive Mughini a proposito del voto contro Mussolini del Gran Consiglio il 25 luglio 1943 – Ciano s’ era giocato tutto. Si separava da Mussolini, lui che per un momento era apparso come il suo naturale erede politico, senza avere nulla in cambio. Era anzi divenuto uno degli uomini più odiati d’Italia, odiato dagli avversari del fascismo perché ne aveva avuto enormi vantaggi di carriera, odiato dai residuali sostenitori del fascismo perché accusato di aver pugnalato alle spalle il padre di sua moglie”.

Edda perdonò mai suo padre?

La moglie Edda, primogenita e prediletta di Benito Mussolini, credette di poter avere indietro il marito dai tedeschi  consegnando i Diari di Ciano ai nazisti. Trattativa fallita, perché Hitler non ne volle sapere.  “Il processo – scrive ancora Mughini – debutta alla mattina del sabato 8 gennaio 1944. Nessun avvocato di rilievo ha accettato di difendere Ciano, il quale ha dalla sua solo un impacciatissimo difensore d’ufficio. Non viene ascoltato un solo testimone a difesa. Al momento della decisione, tutti e nove i giurati vorranno la morte di Ciano, laddove per altri quattro imputati il rapporto è tra cinque giurati che votano morte e quattro condanna a vita. Alla mattina dell’11 gennaio li faranno sedere tutti e cinque con le spalle al plotone di esecuzione. Un attimo prima della scarica Ciano ha la forza di voltarsi indietro a guardare in faccia la morte”.

Edda e la tragica fine del marito Galeazzo Ciano

Anche Edda, straziata in quanto moglie, annientata in quanto figlia, recita un ruolo di primo piano in questo teatro del tradimento e della vendetta. Lo storico Antonio Spinosa racconta che, rifugiata in Svizzera, quando venne a sapere della morte di Mussolini indossò un abito rosso in segno di festa. Ma con gli anni lo sguardo su suo padre si era fatto più indulgente:  “Anche se mio padre quella morte non la volle direttamente, in ogni caso lasciò fare, sia per quella sorta di fatalismo che talvolta ci induce a dire, quando ci troviamo di fronte a una determinata situazione: “Pazienza. Non si possono fermare le cose, succeda quel che deve succedere…”. Di conseguenza, almeno in parte, egli ne fu responsabile”. E ancora: “Non e’ stata la morte come fatto in sé ad assumere tanta importanza ai miei occhi, ma le ragioni di quella morte e il modo in cui mio marito fu ucciso”.

 

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