Feti sepolti al cimitero Flaminio, la Procura di Roma chiede l’archiviazione: “Non ci fu dolo”
La Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta relativa alla vicenda dei feti sepolti al cimitero Flaminio dove sulle piccole sepolture erano presenti anche le generalità delle donne che avevano interrotto la gravidanza. Non ci fu dolo, insomma, nella vicenda che ha a lungo tenuto banco. Sul caso l’associazione DifferenzaDonna aveva presentato nei mesi scorsi un esposto a piazzale Clodio. La Procura di fatto non ha ravvisato profili penali, ma l’ Associazione non si dà per vita e si opporrà, impugnando l’archiviazione. Nel fascicolo si ipotizzavano i reati di violazione della legge sull’aborto e la diffusione dei dati personali.
La motivazione della Procura di Roma
Nella richiesta di archiviazione il pm scrive che “le indagini svolte hanno documentato come le violazioni riscontrate non siano da imputarsi a condotte dolose e volte a danneggiare la riservatezza delle donne; o a un vantaggio personale, finanche di natura morale; ma unicamente da colpa nell’errata interpretazione dei regolamenti comunali. E quindi si ritiene che non vi siano i presupposti per un utile esercizio dell’azione penale“.
Feti sepolti al Flaminio: l’inizio delle indagini
La motivazione dell’archiviazione dell’inchiesta relativa ai feti sepolti nel cimitero Flaminio non soddisfano “Differenza donna”. Dichiara Elisa Ercoli, presidente dell’associazione, che “l’esposizione non autorizzata dei nominativi delle donne che si sono sottoposte a interruzione di gravidanza sono solo l’ultimo dei trattamenti inumani e degradanti cui sono esposte le donne che vi ricorrono”. A far iniziare le indagini era stato proprio il formale deposito negli uffici giudiziari di un esposto da parte dell’ufficio legale di questa associazione. Che si era attivata dopo aver raccolto le segnalazioni di diverse donne che avevano fatto la sconcertante scoperta. Nessuna di queste donne, infatti, dopo aver abortito aveva richiesto la sepoltura del feto. Tanto meno di apporre le proprie generalità nome sulla croce. Ma un mix di scrupolo burocratico e vuoto normativo aveva dato orgine alla vicenda.
Feti sepolti, “Differenza donna” ravvisa finalità antiabortiste
“Il dato certo, evidenziato anche dal Garante dei dati personali, è che dalle indagini è emersa la fondatezza delle violazioni che abbiamo denunciato: i nomi di migliaia di donne sono stati oggetto di un trattamento senza fondamento giuridico; ed è necessario approfondire ruoli e responsabilità di chi è incaricato del trasferimento presso il cimitero Flaminio”: lo sottolineano l’avvocato Teresa Manente insieme alla collega Ilaria Boiano. Che precisano che “con l’atto di opposizione sottolineiamo innanzitutto la necessità di approfondire caso per caso. Con riguardo soprattutto ai costi che comporta il seppellimento non richiesto per l’erario; e di verificare se quei lotti sono scenario di manifestazioni con finalità antiabortiste”.