Figli riconosciuti anche in Italia alle coppie gay, l’ira di Brosio: «Si rischia l’abominio dell’utero in affitto»
«Io dico che un bambino ha diritto ad avere un papà e una mamma. La famiglia naturale deve essere al centro delle attenzioni del legislatore. Tutti siamo nati da una mamma e un papà, ci vuole massima protezione giuridica per tutti, ma non preminenza sulla famiglia naturale, perché se crolla la famiglia crolla la società». Ad affermarlo è Paolo Brosio che, intervistato dall’Adnkronos, commenta la sentenza della Cassazione che ha riconosciuto la trascrizione nel nostro Paese delle adozioni gay avvenute all’estero.
Paolo Brosio: «Riconoscimento dell’utero in affitto cosa folle»
«Se il legislatore dà una prevalenza alla famiglia omosessuale rispetto a quella naturale, si arriva a quegli abomini per cui ad esempio si permette che ci sia il riconoscimento dell’utero in affitto – incalza Brosio – che secondo me è una cosa folle, perché vai a rendere cittadina di serie B magari una donna che, in condizioni di grave prostrazione psicofisica o di bisogno, affitta l’utero a due uomini che possono permettersi di tirare fuori 150mila euro, di cui 130mila, lo sanno tutti, vanno a loschi trafficanti».
«Tutelare le famiglie naturali»
«Il legislatore deve mettere al centro la famiglia naturale, che partendo da un presupposto di valori cristiani, deve prevalere», dice Brosio. Che poi osserva: «Quante famiglie ci sono oggi in Italia dove il papà guadagna un euro e la mamma non va a lavorare? Le norme devono tutelare queste famiglie, con gli incentivi, le agevolazioni, con una politica che è sempre stata promessa e poi nei fatti non c’è».
Brosio: «Nessuna condanna alla diversità sessuale»
Questo non significa, sottolinea il giornalista, «che due donne o due uomini non debbano avere protezione, anzi. Se uno ha una forte fede deve avere una grande protezione per chi non può avere una famiglia naturale perché ha tendenze sessuali diverse. Siamo tutti figli di Dio e degni di amore e protezione, anche giuridica», spiega.
Nessuna condanna dunque «alla diversità sessuale, anzi: per quanto mi riguarda ho massimo rispetto e collaborazione a tutto tondo, sia nella professione che nella vita e nell’amicizia», dice Brosio. «Però dico solo che non si può dare una preminenza alla famiglia omosessuale rispetto alla famiglia naturale, perché così il risultato è che si discrimina al contrario. Bisogna trovare una giusta misura».