Fornero ancora contro Quota 100: Draghi stia attento, la Lega potrebbe chiedere una proroga…
Elsa Fornero insiste nei suoi attacchi a Quota 100. Che non sono dettati, assicura, da un pregiudizio anti-Salvini ma da un’obiettiva analisi della misura.
Fornero e l’editoriale sulla Stampa
Fornero ne scrive oggi in un editoriale sulla Stampa. “Quota 100 è una misura temporanea di accesso anticipato al pensionamento rispetto alle regole stabilite dalla riforma del 2011. Nei primi due anni di applicazione 2019-20 – continua – l’aumento di spesa è stato pari a circa 16 miliardi, di cui 9 per la sola Quota 100. Il finanziamento è avvenuto a debito, in barba al desiderio di «aiutare i giovani»”.
Fornero: far cadere il divieto di licenziamento
Infine, per la Fornero, altro difetto grave sarebbe che Quota 100 “si accompagna a una scarsa disponibilità ad accogliere immigrati per compensare almeno parzialmente la popolazione in declino. Con queste inadeguatezze, perché un ambizioso piano di ripresa come il Pnrr dovrebbe insistere su una «simil-quota 100» contro tutte le raccomandazioni in sede europea e internazionale?”.
Fornero insiste: Draghi deve essere chiaro nel pretendere che non vi sia alcuna proroga di Quota 100. Richiesta che potrebbe arrivare dalla Lega e alla quale il premier, secondo l’ex ministro di Monti, deve opporsi in ogni modo. Inoltre il presidente del consiglio deve far cadere il divieto di licenziamento. La sua ricetta è nota: tra le imprese vanno aiutate quelle che hanno prospettive di farcela. Le altre vanno sacrificate.
Le soluzioni sul tavolo per superare Quota 100
Ma quali sono le soluzioni sul tavolo per superare Quota 100? La Lega sta spingendo per andare verso “quota 41”, così come richiesto dai sindacati che vorrebbero un meccanismo flessibile che garantisca la possibilità di uscire dal lavoro al raggiungimento del 41esimo anno di contribuzione a qualsiasi età. Ma c’è di più. Come ha spiegato il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, un’ipotesi di riforma del sistema pensionistico che vada incontro al problema degli assegni destinati a diventare sempre più bassi potrebbe essere quella di una “divisione della quota pensione in due quote: retributiva e contributiva”. L’ipotesi prevede un anticipo pensionistico solo per la parte contributiva: 62/63 anni e 20 anni di contributi. Il resto (la quota retributiva) lo si ottiene a 67 anni.