Giornalista del Tg1 difende Pietrostefani. Ora la Rai lo condannerà come ha fatto con Bottai?
Rai, due pesi e due misure sui commenti sgraditi dei giornalisti del Tg1? Se lo chiede Maurizio Gasparri segnalando il caso dell’uscita su Facebook di Angelo Figorilli, che si è schierato in difesa di Giorgio Pietrostefani, il mandante dell’omicidio Calabresi condannato con Adriano Sofri e fuggito in Francia.
Gasparri: che farà la Rai ora, lo censura o no Figorilli?
“Giorni fa – osserva Gasparri facendo riferimento alla bufera sul caso di Angelo Polimeno Bottai – si è fatto un grande clamore su un post di un giornalista del Tg1. Ora vorrei io rilevare la gravità di una uscita sui social di Angelo Figorilli giornalista del Tg1, che prende le pubbliche difese di Giorgio Pietrostefani, uno dei condannati per l’omicidio del commissario Calabresi, definendo ‘vendetta’ anziché giustizia l’azione giudiziaria che l’ha colpito.”
Salini aveva preso le distanze dal post di Angelo Polimeno Bottai
“Il capo azienda della Rai, subito intervenuto nell’altro caso – continua Gasparri – che dirà ora di un suo dipendente che considera una vendetta l’arresto di un omicida? Starà zitto perché chi ha ucciso Calabresi è intoccabile?”.
Il caso in cui l’ad Rai Fabrizio Salini era prontamente intervenuto riguardava appunto un post di Angelo Polimeno Bottai, vicedirettore del Tg1 e nipote di Giuseppe Bottai. In occasione del 25 aprile aveva pubblicato la scheda elettorale del 1929 con il solo simbolo del fascio littorio e il commento: “C’era poco da scegliere”. Un post che semmai voleva sottolineare la dittatura e non certo difenderla.
Il commento incriminato del giornalista sul fascismo
Nelle risposte ai commenti, Angelo Polimeno Bottai aveva poi equiparato la dittatura nazista a quella comunista e osservato che la politica di sterminio degli ebrei era stata una colpa specifica del nazionalsocialismo e non del regime fascista. Osservazioni dalle quali la Rai aveva preso le distanze, annunciando un’istruttoria sul caso. Eppure siamo nell’ambito dell’espressione di un libero pensiero, evidentemente da censurare. Sul caso Calabresi che farà, invece, la Rai? La libertà di pensiero di Angelo Polimeno Bottai vale meno di quella di Figorilli?