Il retroscena, Draghi “molla” Speranza: troppi errori. Vuole cederlo all’Europa o all’Oms
Un retroscena apparso sul Messaggero oggi in edicola lo dice chiaro: ora Draghi su Speranza starebbe inseguendo la discontinuità. In altre parole, il requisito della continuità sulla gestione della pandemia – motivo della conferma del ministro di Leu al dicastero della Salute anche con il governo succeduto al Conte bis – sembra ormai venuto meno. E ora il premier spinge sull’acceleratore per trovare un nuovo incarico di pregio a Speranza. E risolvere il “problema” senza infliggere scossoni all’esecutivo, in un momento delicato come quello che il Paese sta vivendo. Insomma, i significativi ritocchi impressi da Draghi con la repentina rimozione di tutta la squadra che nel precedente esecutivo aveva gestito aperture e chiusure. Distribuito incarichi e commesse a tanti zeri. L’allontanamento di Domenico Arcuri. L’avvicendamento in corsa al vertice della Protezione Civile. Persino la riduzione del numero di membri in seno al Comitato tecnico scientifico, di cui Draghi ha riveduto e corretto distribuzione dei compiti e potere mediatico, non bastano più. Ora si pone il problema “Speranza”: il nodo più intricato da sciogliere senza scatenare l’effetto valanga…
Draghi su Speranza, a caccia di un ruolo per liberare la scrivania al ministero della Salute
Dunque, gli stessi argomenti che hanno motivato la permanenza di Speranza: l’unico – insieme al suo vice Sileri – a non aver ceduto poltrona e incarico dopo la defenestrazione di Conte – sono oggi le medesime ragioni che indurrebbero il premier al cambio di passo sul fronte della continuità. La fallace gestione della pandemia. Un bollettino di contagi e decessi che nelle ultime settimane ha alzato l’asticella della drammaticità. I deludenti risultati riscontrati nel contenere il virus e il conseguente intreccio mortale con il piano delle riaperture delle imprese al collasso. Coi ristoratori tornati rumorosamente in piazza ancora ieri. E che promettono nuove incursioni in piazza: con Montecitorio e Palazzo Chigi circondati e assediati.
Draghi su speranze: ecco le ragioni del “malcontento” del premier
E sono solo alcuni dei motivi che fanno vacillare la poltrona di Speranza. Ai quali si aggiungono i ritardi e le falle del piano vaccinale, per quanto “raddrizzato” da Draghi e Figliuolo in corso d’opera. E quei 2 milioni di “altri”, tra “saltafila” e “furbetti del vaccino”, immunizzati prima di anziani e fragili. E poi, in queste ore soprattutto, il file delle inchieste giudiziarie: a partire da quella di Bergamo, in corso su Ranieri Guerra. Per finire con le indagini sulle mascherine e sui ventilatori polmonari che hanno chiamato in causa anche autorevoli esponenti della sinistra. Insomma di tutto. E anche di più. Ragioni e malumori che inducono a dare credibilità al tentativo di rimozione in atto. Tanto che, scrive il Messaggero nel suo retroscena: «Malgrado il diretto interessato abbia raddoppiato l’esposizione mediatica, il suo destino pare segnato».
Parte la caccia al nuovo incarico: in Europa o nell’Oms?
Del resto, la fallimentare gestione della pandemia. La mancanza di trasparenza (vedi il “Piano per la pandemia” non aggiornato e i rapporti con l’Oms). Il mezzo disastro inscenato con la disposizione delle priorità per le vaccinazioni. Il silenzio imposto al Cts sui verbali delle riunioni “secretati”. E, infine, l’eccessiva cautela sfociata nelle illogiche chiusure delle attività commerciali dettate dalla paura e disposte a corrente alternata, sono gli elementi che indurrebbero Draghi a sostituire Speranza. Dunque, a quanto pare, la caccia al nuovo incarico è partita. E il Messaggero indica anche in direzione starebbe andando: «In Europa o nell’Organizzazione mondiale della Sanità, in modo da rendere più facile il cambio di passo». Certo per ora, sottolinea il quotidiano capitolino, «non si hanno certezze sulle volontà del ministro. Tanto meno sul possibile successore. Al quale spetterà non solo gestire la fase finale delle vaccinazioni-2021, ma preparare il sistema sanitario alle pandemie future». Un quadro che dovrà incastonare in prospettiva una riforma della sanità italiana, scrive il Messaggero, «anche in discontinuità con ciò che si difende al ministero».