L’acqua di Fukushima sarà sversata nell’Oceano. Ci saranno conseguenze anche per i consumatori italiani
Il Giappone ha deciso di riversare in mare oltre un milione di tonnellate di acque contaminate dalla catastrofe nucleare di Fukushima. Ad annunciare la decisione – alla quale si è opposta l’industria nazionale della pesca, le associazioni ambientaliste, dei cittadini e i paesi vicini, tra cui Cina e Corea del sud – è stato oggi il governo.
Per il governo e l’operatore della centrale il trizio non rappresenta un pericolo per la salute umana se presente in basse concentrazioni. Di diverso parere la Commissione sull’energia nucleare per la quale si deve “rigorosamente evitare di riversare il trizio nell’ambiente perché resta materiale radioattivo”.
La protesta di Greenpeace
La decisione è “totalmente inaccettabile” per Hiroshi Kishi, capo delle Cooperative di pesca del Giappone, che ha preannunciato una “forte protesta” nei confronti del governo. Una scelta che “ignora completamente i diritti umani e gli interessi della gente di Fukushima e in generale del Giappone e della parte di Asia che si affaccia sul Pacifico”. Così Greenpeace “condanna con forza” la decisione del governo giapponese di rilasciare nell’oceano l’acqua stoccata in cisterne della centrale nucleare di Fukushima Daiichi. L’acqua trattata, secondo quanto annunciato, dovrebbe essere scaricata tra circa due anni dopo essere stata diluita.
Fukushima: pescatori sul piede di guerra
“Il governo giapponese ha ancora una volta deluso i cittadini di Fukushima – dichiara Kazue Suzuki della campagna clima ed energia di Greenpeace Giappone – Il governo ha preso la decisione del tutto ingiustificata di contaminare deliberatamente l’Oceano Pacifico con acqua radioattiva. Ha ignorato sia i rischi legati all’esposizione alle radiazioni che l’evidenza della sufficiente disponibilità di stoccaggio dell’acqua contaminata nel sito nucleare e nei distretti circostanti. Invece di usare la migliore tecnologia esistente per minimizzare i rischi di esposizione a radiazioni immagazzinando l’acqua a lungo termine e trattandola adeguatamente per ridurre la contaminazione, si è deciso di optare per l’opzione più economica, scaricando l’acqua nell’Oceano Pacifico”.
Secondon Jennifer Morgan, direttrice esecutiva di Greenpeace International, “la decisione è una violazione degli obblighi legali del Giappone sotto la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos) e sarà fortemente contrastata nei prossimi mesi”.
Sulla questione, il governo della Corea del Sud ha convocato l’ambasciatore del Giappone a Seul. In una dichiarazione rilasciata ai media locali, l’ambasciatore giapponese ha fatto presente che il suo paese è cosciente delle preoccupazioni del popolo della Corea del sud ma ha insistito sul fatto che il riversamento nelle acque dell’Oceano non avrà effetti per i paesi vicini: “L’esito delle nostre simulazioni dimostra che l’area marina con concentrazioni di trizio superiori alla norma sarà limitata a quella in prossimità dell’impianto nucleare di Fukushima. Non avrà un impatto avverso sull’ambiente marino dei paesi vicini, inclusa la Corea del sud”.
Quale pesce asiatico arriva sulla nostre tavole?
Sulla questione vi è grande allarme nel settore della pesca. Tonno, gamberi e calamari sono prodotti ittici che l’Europa importa dall’Asia in quantità importanti. La prima qualità di calamari surgelati che arriva nei nostri supermercati proviene appunto dalla Thailandia. E dalla Thailandia, ma anche dalla Cina e dal Vietnam, proviene una parte significativa dei gamberi surgelati che consumiamo in Italia. Senza dimenticare il tonno rosso che arriva dall’Oceano Pacifico. Ma solo della zona di cattura numero 61 nello schema Fao, quella interessata all’area giapponese.