Letta in foto con la felpa di Open Arms fa infuriare l’alleato Salvini: «Io a processo, lui li riceve»
Una foto con addosso la felpa con la scritta Open Arms, l’Ong molto attiva nel soccorso ai migranti. Enrico Letta l’ha indossata per sottolineare l’incontro che ha avuto al Nazareno con il suo fondatore Oscar Camps. «Bello scambio di idee. Tante preoccupazioni, e anche qualche elemento di speranza», tuitta sotto la foto con Camps. Batte vecchie strade il leader del Pd: parità di genere, europeismo acritico, solidarismo globalista. Ingredienti che si trovano in tutte le ricette per il rilancio della sinistra. Niente di nuovo davvero. Un dejà vu aggravato dall’intempestività, alla luce di inchieste giudiziarie in e scoop giornalistici (il Fatto Quotidiano su tutti) che sulle Ong raccontano tutt’un’altra storia.
Letta incontra il fondatore dell’Ong
Certamente ben diversa da quella in uso ai megafoni della propaganda buonista e politically correct. Una storia che racconta di intrecci tra scafisti e “salvatori“, con i primi che traghettano migranti in fuga per poi consegnarli ai secondi. Passaggi di imbarcazione più che salvataggi in mare. In ogni caso, sarà la magistratura a fare luce sull’esistenza e l’attività dei cosiddetti taxi del mare. Quel che è certo, è che la foto in felpa Open Arms è andata di traverso proprio al “Re della felpa“, cioè Matteo Salvini.
L’ira del Capitano. Ma entrambi sostengono Draghi
«Sabato vado a processo proprio per uno (degli innumerevoli) sbarchi organizzati dagli spagnoli di Open Arms, e oggi il Pd riceve questi “signori” con tutti gli onori», scrive su Fb il leader leghista. «Non ho parole – aggiunge -, lascio a voi ogni commento, il tempo è galantuomo». E ancora: «Tutela degli anziani, vaccinazioni, rispetto dell’ambiente e lotta alle mafie sono alcune delle priorità della Lega, mentre il Pd pensa a ius soli e Ong». Parole durissime. Solo poco tempo fa, il cronista le avrebbe catalogate come “polemiche rituali”. Oggi non più perché Letta e Salvini sono alleati nel sostegno al governo Draghi. Anche se, a sentirli, non si direbbe proprio.