Di Maio non è più amico dei cinesi: improvvisa svolta atlantista contro Mosca e Pechino
Di Maio ora riscopre i valori dell’Occidente. Due giorni fa ha detto che Russia e Cina “sono attori che hanno sistemi politici e valori diversi dai nostri”, da cui “provengono anche sfide, e talvolta minacce. Lo dimostrano le accuse di spionaggio nei confronti degli ufficiali italiani e russi”.
Di Maio: i nostri valori diversi da quelli di Russia e Cina
E ha aggiunto, in una comunicazione al Senato sulle linee programmatiche della Farnesina: “Continueremo ad agire in linea con la nostra collocazione geopolitica e i nostri valori, ma anche a salvaguardare i nostri interessi fondamentali, che richiedono di mantenere un’interlocuzione critica ma costruttiva con la Russia e la Cina”.
E firma un articolo con il suo omologo Usa Blinken
Poi è arrivato l’articolo su Repubblica, firmato a quattro mani con il suo omologo statunitense Antony Blinken. Un testo che celebrava «il 160° anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche tra Italia e Stati Uniti». Ricordando come i rapporti tra i due Paesi «affondino le loro radici nei valori condivisi e nel comune impegno per promuovere le libertà civili e i principi democratici».
Micalessin: Di Maio non segue il blog di Grillo
Eppure, lo stesso Di Maio neanche un anno fa difendeva l’investimento dell’Italia nell’amicizia con la Cina attraverso la sigla del trattato sulla Via della seta. Una contraddizione sulla quale si dilunga Gian Micalessin sul Giornale. Micalessin fa notare che l’articolo scritto con Blinken fa a pugni col Blog di Grillo, dove il professor Fabio Massimo Parenti, Foreign Associate Professor di Economia Politica Internazionale alla China Foreign Affairs University di Pechino, definiva il segretario di Stato Blinken e il suo presidente Joe Biden un «duo ben più pericoloso di quello Trump -Pompeo».
Nel 2019 si rifiutava di fare commenti sulla soppressione dei diritti umani a Hong Kong
Del resto, fa notare ancora Micalessin, Di Maio è lo stesso che nel 2019 replicava così a chi criticava il suo viaggio a Shangai: «L’Italia non vuole intromettersi nelle vicende interne di altri Paesi». Un’opinione – conclude – trasformatasi oggi in una mirabile sintesi di pensiero con quell’Antony Blinken che accusa Pechino di smantellare l’autonomia di Hong Kong, calpestare i diritti umani e perseguitare la minoranza uighura. Di Maio insomma non è più amico della Cina. Con l’ennesima giravolta, si scopre adesso fedelissimo degli Usa.