Michela Murgia urla il suo “guai a chi tocca le Ong”. E gli sbarchi proseguono a passo di carica
E l’Italia dell’assurdo va. Anzi non va. A una Pasqua di controlli ossessivi e di italiani chiusi in casa si è contrapposto il via vai di barconi e barchini sulle nostre coste: gli sbarchi non non conoscono soste e nel fine settimana, a Lampedusa, sono arrivati altri 400 migranti in due tornate: su un’imbarcazione più grande 215 persone (tra loro solo 9 donne, 2 minori e un bimbo appena nato); poi su altre tre barche altri 88, 57 e 70 immigrati a bordo. Tutto è avvenuto secondo un copione fin troppo noto: trasferimento nell’hotspot, che ora conta 700 presenti stipati e conseguente collasso. Se vi sembra un’Italia normale questa. Aggiungiamo la variante Michela Murgia paladina delle ong smascherate dalle intercettazioni, e il quadro è completo.
Ong, la metamorfosi garantista di Michela Murgia
Ne dà conto un editoriale di Daniele Capezzone su la Verità. Un Paese a due facce. Due facce grottesche. I controlli, le multe, il pugno duro per quegli italiani che non si sono adeguati fino in fondo alle logiche chiusuriste e l’apertura totale dei nostri confini come se non ci fosse un domani pandemico da difendere. “Anche sul versante strettamente sanitario, si scherza col fuoco: Lampedusa è già stata dichiarata zona rossa per via dell’elevato numero di contagi tra i cittadini. E per quanto le autorità ripetano che i migranti non hanno contatti con la popolazione, la situazione è tesa, tutt’altro che tranquillizzante”. La cosa grottesca è che gli stessi dati del Viminale aggiornati al 2 aprile)rivelano che i migranti sbarcati da inizio anno sono stati 8.162 nel 2021, contro i 2.784 del 2020 e i 524 del 2019. Ma a sconvolgere la Murgia è ben altro: le rivelazioni delle inchieste che gettano luce sinistra sulle Ong e che “mettono in crisi lo storytelling puramente umanitario”, scrive Capezzone a proposito delle intercettazioni. Ma Michela Murgia è preoccupata per tutt’altro. Per la privacy.
La Murgia scopre la privacy e il garantismo
Corollario bizzarro è la risposta del mondo intellettuale di sinistra. Doppia morale, doppia verità. Mentre intellettuali e politici urlavano «intercettateci tutti», ora gridano allo scandalo per questioni di privacy. Rappresenta questa assurda posizione Michela Murgia che nell’edizione di Pasqua della Stampa di Torino si è spogliata delle vesti giustizialiste e ha tuonato contro il “teorema giudiziario” che sta smascherano il sistema delle Ong tanto caro alla sinistra buonista.
Tocchi le ong e la Murgia sfodera la doppia morale
Michela Murgia, di cui – ironizza Capezzone – “non ricordavamo (ma sarà sicuramente una nostra lacuna) precedenti liberali, garantisti, di difesa della presunzione di innocenza”. E invece ecco la maestrina che vuole rieducarci tutti vestire i panni da pasionaria dell’antigiustizialismo. Lo fa in maniera goffa: scrive mettendo le mani avanti che «l’espressione “teorema giudiziario” la pronunciano furbamente certi indagati eccellenti, quasi sempre politici, quando vogliono insinuare nell’opinione pubblica il dubbio che qualche procura li stia perseguendo». Ma ora che il bersaglio sono le Ong smascherate le cose per lei cambiano. La Murgia non si pone altri problemi di legalità, problemi legati al presente. Suo intento è colpevolizzare la politica dal 2017, che sotto la gestione di Marco Minniti avrebbe dato impulso a un cambio di passo proseguito da Salvini. La prende la lontano. Tocchi le Ong e la Murgia si risente, vive in un passato di rancori fuori dalla realtà; passa gran parte del suo articolo a cannoneggiare contro Minniti e poi Salvini chiedendo conto delle scelte politiche di quattro anni fa. Ma in che mondo vive?