«Missione compiuta»: Bertolaso lascia Milano per Roma. C’è il Campidoglio nel suo futuro?
Missione compiuta. «La macchina è organizzata, gli hub massivi funzionano. A un certo punto che credo che Bertolaso non serva più». E ci sarà da credergli se a dirlo è proprio lui, Guido Bertolaso, l’uomo delle emergenze e già capo della Protezione Civile. La sua decisione (già comunicata venerdì scorso al governatore Attilio Fontana) non avrebbe incuriosito più di tanto se il suo nome non fosse in lizza per il Campidoglio. E la circostanza che dagli studi di Quarta Repubblica, la trasmissione di Nicola Porro, abbia sottolineato che tornerà a Roma finisce per dare ancor più corpo all’ipotesi. Dopo tutto, se a darle corpo è addirittura il Corriere della Sera.
Bertolaso lo ha annunciato ieri da Porro
Che sia fondata oppure no, lo scopriremo presto. Il centrodestra – cosi come i suoi avversari – ha necessità di stringere il cerchio. Vero è che, causa pandemia, le elezioni amministrative hanno subito uno slittamento al prossimo autunno. Ma è altrettanto vero che il peso delle città al voto – oltre a Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna e Trieste – è tale da esigere una decisa accelerazione. Su Bertolaso, ma anche sulla coalizione che dovrebbe esprimerlo, gravano ancora le incomprensioni delle ultime elezioni, con il centrodestra frantumato in mille rivoli. Un’esperienza che nessuno è disposto a rivivere.
Da tempo la Meloni chiede un tavolo per le Amministrative
Men che meno Fratelli d’Italia, partito in inarrestabile crescita elettorale e da sempre radicatissimo nella Capitale. Il partito di Giorgia Meloni non vuole mancare l’obiettivo. «Bertolaso – ha più volte spiegato la leader della destra – sarebbe un ottimo sindaco. Il problema è capire se sarebbe anche un ottimo candidato». Non è una stroncatura, anzi. Significa che spesso le capacità personali, persino quando dimostrate, come nel caso dell’ex-capo della Protezione Civile, potrebbero non bastare a convincere gli elettori. Da qui la necessità di un approfondimento. E soprattutto (la stessa Meloni lo ha più volte richiesto), l’indifferibilità di un incontro tra i leader per decidere i nomi.