Morte di Martina Rossi, chiesti 3 anni per gli imputati: lotta contro il tempo per evitare la prescrizione
Il pg Luigi Bocciolini ha chiesto tre anni di reclusione ciascuno per Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, i due imputati di tentata violenza sessuale di gruppo al processo d’appello bis per la morte di Martina Rossi. La ventenne di Genova era morta dopo essere caduta dal balcone di una camera d’albergo a Palma di Maiorca (in Spagna) il 3 agosto del 2011. La stessa richiesta è stata avanzata dai legali dei genitori, costituitisi parte civile.
La Cassazione aveva annullato la duplice assoluzione
Alessandro Albertoni, 28 anni, e Luca Vanneschi, 29 anni, entrambi residenti a Castiglion Fibocchi (Arezzo) sono di nuovo sul banco degli imputati davanti alla Corte d’appello di Firenze per il processo bis sulla morte di Martina Rossi.
La Cassazione ha, infatti, annullato la duplice assoluzione lo scorso 21 gennaio e ora sono per la seconda volta al giudizio dei giudici d’appello con l’accusa di tentato stupro.
Albertoni e Vanneschi sono imputati di tentata violenza sessuale nei confronti di Martina Rossi che all’alba del 3 agosto 2011, di ritorno da una serata in discoteca, perse la vita cadendo dal sesto piano dell’hotel Santa Ana a Palma di Maiorca, dove si trovava in vacanza con delle amiche. Sia Albertoni che Vanneschi hanno presenziato all’udienza. La prossima udienza si terrà il 14 aprile con le repliche delle difese dei due imputati ed Albertoni ha chiesto di poter rendere spontanee dichiarazioni. La sentenza è prevista per mercoledì 28 aprile, quando, dopo le controrepliche, la Corte si ritirerà in camera di consiglio. Il collegio è presieduto da Alessandro Nencini e composto dai giudici Paola Masi e Angela Fedelino. “La prescrizione scatterà ad agosto. Dovremo fare una lotta contro il tempo”. Così l’avvocato Stefano Savi, legale della famiglia Rossi.
Quella notte di dieci anni fa a Palma di Maiorca
Secondo la ricostruzione dell’accusa, la notte tra il 2 e il 3 agosto del 2011 la giovane salì in camera dei due ragazzi di Castiglion Fibocchi. Lo fece perché nella sua stanza le amiche erano in compagnia degli altri due ragazzi della comitiva di aretini e avevano formato due coppie. All’alba, Martina precipitò dal balcone della stanza 609. Proprio quella dei due giovani aretini. Lo avrebbe fatto per sfuggire, sempre secondo l’accusa, a un tentativo di stupro.
Dopo indagini in Spagna, dove gli inquirenti archiviarono il caso come suicidio, i genitori di Martina, Bruno Rossi e Franca Murialdo, hanno lottato a lungo per far riaprire il caso e non hanno mai perso un’udienza nel corso di questa vicenda giudiziaria lunga quasi dieci anni.
La delusione del papà di Martina Rossi
“Spero che questo nuovo appello confermi la condanna di primo grado, quella arrivata prima che in appello venisse cancellato tutto. Martina non è caduta dal balcone per sua volontà, ma perché cercavano di farle fare qualcosa che non voleva fare. Spero in una condanna anche se ormai chi ruba una mela al supermercato ha una pena maggiore di chi ammazza una persona”, ha detto Bruno Rossi oggi a Firenze.
La prescrizione rischia di cancellare tutto
In primo grado ad Arezzo il 14 dicembre 2018 i due imputati vennero condannati a 6 anni di reclusione per tentato stupro. Nonché per morte in conseguenza di altro reato. Quest’ultimo, poi estinto per intervenuta prescrizione. Il 9 giugno 2020 la Corte d’appello di Firenze aveva assolto Albertoni e Vanneschi “perché il fatto non sussiste”.
La Suprema Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione disponendo un nuovo processo per i due imputati come aveva sollecitato, nel corso della requisitoria, il sostituto procuratore generale Domenico Seccia e accogliendo i ricorsi presentati dalla procura generale di Firenze e dalla parte civile.