Mostra su Guareschi: tocca avvisare Peppone che il Pd di Conte e Draghi oggi starebbe con Don Camillo
Bologna, una mostra omaggia Guareschi. Peccato che con le sinistre di oggi, Peppone sarebbe un pesce fuor d’acqua. Mentre il battagliero Don Camillo non sarebbe costretto a battagliare più di tanto. Ma tant’è, e non da ieri… Sono passati centovent’anni dalla nascita di Gino Cervi. 50 anni dalla morte di Fernandel. 70 dall’inizio delle riprese del primo film della serie. E allora, grazie alla matematica delle ricorrenze, la grandezza di Giovannino Guareschi. E l’intramontabilità dei mitici Peppone e Don Camillo, nati dalla sua penna, tornano di scena a Bologna.
Bologna, Peppone e Don Camillo nuovamente in mostra
Non a caso intitolata 120 meno 50 uguale 70. Gino Cervi meno Fernandel uguale Peppone e Don Camillo. E inaugurata a Bologna negli spazi dell’Assemblea legislativa dal vicepresidente Fabio Rainieri. L’esposizione – riferisce l’Ansa – curata da Egidio Bandini, coadiuvato da Gloria Evangelisti, è organizzata in collaborazione con il Gruppo amici di Giovannino Guareschi e i Comuni di Busseto, Brescello, Polesine-Zibello, Roccabianca e San Secondo Parmense e rimane allestita fino al 3 maggio».
I due eterni nemici oggi avrebbero meno motivi di conflitto
Dunque, il vicepresidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, nato nella regione rossa per antonomasia, in quel di San Secondo Parmense, ma di estrazione leghista, torna a puntare i riflettori sul mitico duello tra Peppone e Don Camillo, irresistibili ami-nemici che oggi, forse avrebbero molte cose in comune e molte meno occasioni di conflitto e scaramucce. Perché, come ebbe a dire già qualche anno fa un altro esponente leghista: il sindaco di Bondeno (Ferrara) Alan Fabbri, «visto il macello della sinistra, Peppone non potrebbe che votare Lega Nord». Come pure oggi, e proprio in occasione della nuova mostra dedicata al parroco irriverente e al sanguigno compagno Bottazzi, meccanico ed ex partigiano. Il sindaco operaio, comunista di stretta osservanza che regolava l’orologio del campanile di Brescello sull’ora di Mosca – anche se andava di nascosto in Chiesa a pregare – sarebbe un pesce fuor d’acqua in questo quadro governativo.
Ma col Pd e il governo Draghi oggi Peppone sarebbe un pesce fuor d’acqua
Una realtà, quella odierna, in cui la cifra fondante è l’ammucchiata. In cui fazioni opposte si siedono allo stesso tavolo e si allineano. E nel cui alveo il Pd si è accomodato a trattare e governare nel corso di più esecutivi con nemici di sempre, diventati alleati di ieri e di oggi, a seconda delle circostanze, in nome della poltrona. Di fronte a questa sinistra col Rolex. Più abituata a discettare nei salotti dell’intellighenzia radical chic a caviale e champagne, che a frequentare le mense e i dopolavoro degli operai, forse Peppone espatrierebbe. Del resto già all’epoca, nei film della fortunata serie nata dai libri di Guareschi, quando andò a Mosca per abbeverarsi alla fonte dell’ortodossia, Peppone rimase in fondo l’uomo più incline ad ascoltare la voce della coscienza, che quella dei diktat rossi. Oggi allora, non avrebbe esitazioni: questo Pd non avrebbe mai potuto essere casa sua…
Ma chi dice a Peppone che oggi il Pd starebbe più con Don Camillo?
La mostra allora, come spiega Rainieri e riporta l’Ansa sul suo sito, ha il pregio di rinverdire il successo di un’epopea letteraria e cinematografica capace di rilanciare i valori umani che libri e film sono riusciti a trasmettere. « Quelli di un mondo rurale regolato dalle leggi immutabili della vita di campagna dove ci possono essere forti contrapposizioni di pensiero e di fede che, però, si mettono da parte per far prevalere il bene comune, la solidarietà e l’amicizia». Non certo il “valore” dell’assembramento selvaggio di fazioni e proposte tra avversari ideologicamente lontani, ma uniti in nome del compromesso governativo di lotta e di governo.