Mps, dai giudici di Milano dure accuse a Viola e Profumo. “Pienamente consapevoli” degli errori
Arrivano le motivazioni della sentenza di condanna degli ex vertici di Mps. «Non residuano dubbi, all’esito dell’istruttoria, circa la piena consapevolezza dell’erroneità della contabilizzazione a saldi aperti, desumibile dal granitico compendio probatorio raccolto, articolato in plurimi e convergenti elementi di significativa pregnanza». È uno dei passaggi delle motivazioni con cui i giudici di primo grado di Milano, lo scorso 15 ottobre, hanno condannato a sei anni di reclusione e a una multa di 2,5 milioni ciascuno gli ex vertici di Mps, Alessandro Profumo (attuale ad di Leonardo) e Fabrizio Viola.
Mps, la condanna di Profumo e Viola
Rispettivamente ex presidente e ad, per le accuse di aggiotaggio e false comunicazioni sociali (in relazione alla prima semestrale 2015 della banca). Nella decisione, si sottolinea come «i fatti per cui si procede siano stati oggetto di una previsione originaria unitaria e di un medesimo disegno criminoso». Condotte la cui “gravità” di «singolare insidiosità e pure reiteratamente perpetrate, quanto a Profumo e Viola», non possono consentire di concedere le attenuanti generiche. I giudici parlano di una «spiccata capacità a delinquere».
Mps, i giudici: «Intenzione di ingannare i soci o il pubblico»
Per i giudici c’è, da parte dei condannati in primo grado, «l’intenzione di ingannare i soci o il pubblico» desumibile «dall’insidiosità del falso (perpetrato scientemente) nonché dalle modalità stesse di divulgazione della contabilizzazione alternativa, integrando i prospetti pro forma il più sofisticato degli inganni». Profumo e Viola sono stati anche interdetti dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese nonché incapaci di contrattare con la pubblica amministrazione per due anni «massimo edittale che si giustifica in considerazione della singolare offensibilità degli addebiti e della pericolosità sociale dei prevenuti dagli stessi evincibile».
Mps, le motivazioni della condanna
Inoltre, nelle motivazioni a firma del presidente Floris Giulia Tanga, «sussiste anche il fine di ingiusto profitto, principalmente in favore della banca stessa, parsa navigare in migliore acque grazie al falso, che ne ha accresciuto la percezione di affidabilità in termini patrimoniali, regolamentari nonché strategici, essendoci dissimulata la massiccia operatività in invendibili».
Solo guardando l’insieme delle scelte operate da Mps «è possibile apprezzare la magnitudo dell’alterazione» dell’impatto nel bilancio la banca senese dell’erronea contabilizzazione a saldi aperti. È un altro dei passaggi delle motivazioni dei giudici di Milano.
La replica di Profumo e Viola
Subito dopo è arrivato un commento congiunto di Fabrizio Viola e Alessandro Profumo. «Non entriamo nel merito delle motivazioni della sentenza, che sono oggetto di approfondimenti da parte dei nostri legali, in vista del ricorso in Corte d’Appello, nel quale chiederemo la revisione radicale della sentenza di primo grado. Quello che ci preme oggi è ripristinare la verità dei fatti, fatti che nessuna sentenza – e tanto meno le campagne di stampa precedenti e successive ad essa – è in grado di sovvertire». E poi ancora: «Non siamo stati noi a creare il “marcio” nel Montepaschi. Noi quel marcio l’abbiamo tirato fuori, scoprendo il “mandate agreement” segreto che regolava i rapporti tra Mps e Nomura».