Palestre, ristoranti e bar sono i luoghi in cui ci si contagia di meno: lo prova uno studio scientifico
Quali sono i luoghi più pericolosi per contrarre il Covid-19? Non lo sappiamo, non esistono mezzi scientifici per conoscerli, ma al contrario possiamo sapere quali siano i luoghi dove ci si contagia meno o affatto: palestre, ristoranti, bar, cinema e teatri non rappresentano l’ambiente dove ciò avviene. È quanto emerge da uno studio condotto dal centro Altamedica di Roma e recentemente pubblicato sull’American Journal of Infectious Diseases. Si tratta del primo studio scientifico di esclusione della sede di contagio. Infatti benché non sia possibile stabilire dove ci si contagi giacché i comportamenti, movimenti e contatti della popolazione siano estremamente vari e i contagiati possano essere stati infettati in un numero indefinito di luoghi od occasioni anche contingenti od occasionali, è invece estremamente semplice, deduttivamente, verificare le sedi di frequentazione ed escludere quelle dove la popolazione dei positivi non vi si sia recata nei 10/15 giorni precedenti il riscontro del virus nel loro tratto respiratorio superiore.
Palestre, ristoranti e bar
Si tratta di valutare i luoghi definiti “sensibili” o “a rischio di trasmissione” e verificare, de facto, se i contagiati li avessero visitati, e con quale frequenza, nei 15 giorni precedenti il tampone positivo. «I soggetti studiati sono tutti asintomatici – ha precisato il direttore scientifico di Altamedica – E per i soggetti asintomatici o paucisintomatici la letteratura scientifica ritiene che il virus nel tampone rinofaringeo duri al massimo 15 giorni. Quindi basta tornare indietro di 15 giorni e verificare se, in quel lasso di tempo, si sono frequentati certi ambienti o meno per ipotizzare che questo possa essere un luogo di contagio o escluderlo». Dallo studio osservazionale retrospettivo, è emersa una realtà assolutamente inaspettata: palestre, ristoranti, bar, teatri e cinema, ritenuti responsabili aprioristicamente della sede di contagio, non sono stati frequentati, o lo sono stati in minima parte, dai soggetti positivi.
I positivi e le sedi di esclusione
Le sedi di esclusione sono state studiate retrospettivamente nello studio, interrogando 226 soggetti risultati positivi al test, su 5.100 casi analizzati. A questi è stato chiesto se nei 15 giorni precedenti al test avessero frequentato i suddetti ambienti: palestre, ristoranti, cinema o teatri. I risultati sono sconvolgenti in quasi la totalità dei casi queste sedi non sono state mai visitate dai soggetti positivi. E’ di tutta evidenza, quindi, che il virus non si sia contratto lì. Benché non si possa dire se vi sia una responsabilità del mezzo, va comunque segnalato che, in via collaterale, più del 50% dei soggetti intervistati riferiva invece di aver frequentato mezzi pubblici. Ovviamente, questo non afferma ma neanche esclude che sia stata quella la sede di contagio.
Palestre, ristoranti e bar, la chiusura è inutile
Dai dati emersi appare che aver chiuso ristoranti, palestre e cinema-teatri è stato perfettamente inutile. Infatti, come si evince dai consort Diagrams riportati in fig 1 e 2, ben oltre il 90% dei soggetti contagiati che sono stati controllati non ha frequentato mai ristoranti, né palestre o cinema e teatri.
Era così facile escludere queste fonti di infezione. Purtroppo però chi emana tali provvedimenti, deve affidarsi ai consulenti scientifici che, anche se ottimi medici e validissimi studiosi, una volta investti di così grande responsabilità, sembrano spesso applicare criteri più da “medicina difensiva” che indicare condotte che discendano dalla osservazione sperimentale. Unico criterio, quest’ultimo, che procede da una conoscenza della realtà oggettiva, epidemiologica e statistica, verificata mediante l’analisi che consegue allo studio rigoroso dei dati riportati dagli esperti.