Perquisizione nella sede di CasaPound: anche il “mocio” e le bandiere diventano «un arsenale»
Una ventina di bandiere, con le loro asticelle di plastica; il manico di una scopa e quello di un mocio, con tanto di spago per attaccarlo al muro; due caschi da motorino. È il risultato di una perquisizione della Digos nella sede di CasaPound Verona, che alcuni titoli di giornale hanno descritto come un «arsenale». La stessa questura cittadina, del resto, ha rilasciato sulla vicenda un lungo comunicato in cui si parlava di «oggetti atti ad offendere» e «caschi, aste e bastoni». E non è valsa neanche la forza delle immagini a riportare le cose nella giusta dimensione.
L’«arsenale» di CasaPound
Insieme al comunicato, infatti, la questura ha diffuso anche la foto delle “armi improprie” rinvenute, con tanto di pettorina e cappello della polizia sul tavolo per far capire che si trattava proprio dell’esito del lavoro della Digos. È in quella foto, appunto, che si vede come poi la perquisizione abbia prodotto un misero “bottino”, fatto di scopettoni e bandiere.
«Hanno disposto il sequestro di un manico di scopa»
«Sono state sequestrate 12 bandiere tricolori con le solite asticelle in pvc, 6 bandiere di Blocco Studentesco e due caschi da moto, ed è stato disposto il sequestro di un manico di scopa», ha spiegato Roberto Bussinello, avvocato e leader veronese di CasaPound, che sul fatto che sia stata disposta una perquisizione non ha avuto nulla da recriminare. «Il decreto è un atto dovuto», ha detto l’avvocato Bussinello, commentando il provvedimento che prende le mosse da una rissa che si verificò in città il 2 dicembre e alla quale, secondo gli inquirenti, parteciparono alcuni esponenti di Cpi e della sinistra antagonista cittadina.
«Potevano prendere anche lo scovolino del water…»
Per Bussinello, dunque, se sta nelle cose che il pm abbia chiesto la perquisizione, un po’ meno vale per «l’esecuzione successiva». Che Cpi «contesta con forza». «Lo dico da avvocato oltre che da militante di Casapound», ha sottolineato Bussinello, spiegando che «sul piano politico siamo esterrefatti che abbiano sequestrato le bandiere tricolori. Hanno perquisito la sede di un partito in cerca di armi che non c’erano, strumentalizzando questa vicenda». «A tutela della nostra libertà, abbiamo detto agli agenti della Digos che c’è anche lo scovolino del water. E potevano sequestrare tutti i nostri libri, quella è l’arma più pericolosa», ha concluso Bussinello, chiedendo le dimissioni del questore per abuso di potere.