Ragazza stuprata, la moglie di Grillo feroce come lui: era consenziente. Duello di fuoco con la Boschi
Parvin Tadjik, la moglie di Beppe Grillo replica a Maria Elena Boschi. E con l’occasione, insiste a rivendicare l’innocenza dei figlio e dei suoi amici. Quel video, insiste con una sicurezza quasi offensiva, «testimonia innocenza ragazzi» e , a detta della donna, che la vittima sia «consenziente». Poi, smarcando addirittura il marito e le sue veementi dichiarazioni di ieri, incalza addirittura: «La data della denuncia è solo un particolare».
La moglie di Grillo replica alla Boschi
Dunque, nella controversa vicenda Grillo senior e Junior, ora scene in campo, e a gamba tesa, anche la signora di casa. Che nel dire la sua e replicare alla Boschi, mette i suoi puntini sulle “i” e sentenzia lapidaria sulla non colpevolezza del figlio. Anzi, ci mette la faccia e la firma: lei che, quella notte, dormiva nella stanza accanto e sostiene di non aver sentito nulla… Una presunta innocenza, quella che la signora Grillo sbandiera, dunque non poggiata sui fatti, eppure rivendicata con una veemenza di toni e argomenti che fanno riecheggiare nell’etere le grida di Grillo di ieri. non solo: per conto del marito, la moglie del garante dei 5s, replica al post pubblicato ieri sera da Maria Elena Boschi. Un dato non proprio da poco di cui riferisce, tra gli altri, il sito Open.
Il botta e risposta social diventa un duello infuocato
Come noto, allora, ieri l’ex ministra nel video pubblicato sul suo profilo social ha duramente criticato le parole del garante del M5S, secondo cui il figlio Ciro e i suoi tre amici, indagati per violenza sessuale di gruppo, sarebbero innocenti. Una tesi rilanciata con toni aspri e modi irruenti, che peraltro il fondatore del M5s ha supportato con esempi e recriminazioni a dir poco di dubbio gusto. Come quando, nella sua intemerata online, ha ribadito con forza che la ragazza che ha denunciato i quattro giovani si sarebbe rivolta alle forze dell’ordine «solo dopo otto giorni. E dopo avere fatto kitsurf».
Accuse e note a margine di una brutta pagina di cronaca e di politica
Parole, accuse e note a piè di pagina, di una brutta pagina di cronaca e di politica, che oggi Parvin Tadjik riprende e rilancia. Oltretutto, come apprende l’Adnkronos, nel corso dell’inchiesta, coordinata dal Procuratore di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, la signora Grillo è una figura chiave nel procedimento, e non a caso sarebbe stata anche intercettata a lungo. La notte del presunto stupro, a metà luglio del 2019, la donna dormiva nella stessa villa in Costa Smeralda in cui sarebbero avvenuti i fatti. Ma ha sempre detto agli inquirenti di non avere sentito niente. Tanto che, sia la donna che il marito, parlano di un video che scagionerebbero i quattro ragazzi. Allusioni, reprimende e mezze verità spiattellate in faccia senza modulazione di frequenza.
«Le sentenze le decidono i magistrati, non i tweet delle mamme»
Parole a cui la Boschi prova a replicare, dicendo: «Parvin Tadjik, la moglie di Beppe Grillo, risponde al mio video di ieri dicendo che suo figlio è innocente. Che la ragazza era consenziente. Che ci sono le prove. Io non faccio il processo sui social, gentile signora – posta la parlamentare di Iv su Facebook – . Le sentenze le decidono i magistrati, non i tweet delle mamme. Questo modo di concepire la giustizia, giocandola sui social e non nelle aule di tribunale, è aberrante».
«Meglio credere nella giustizia che fomentare l’odio con il giustizialismo»
Di più. Nella sua contro-replica, la Boschi aggiunge anche: «Ed è ciò che suo marito Beppe ha sempre fatto con i suoi seguaci: si chiama giustizialismo. Io invece aspetto e rispetto le sentenze, come tutti i cittadini. Quando mio padre è stato indagato, Grillo e i grillini lo hanno massacrato. Noi abbiamo aspettato le decisioni dei giudici, rispettando il loro lavoro. E alla fine è stato archiviato. Aspetti il processo anche lei e spieghi a suo marito che è meglio credere nella giustizia, anziché fomentare l’odio con il giustizialismo».
Boschi: «Clima di odio vergognoso»
«Per me – conclude la Boschi una volta abbandonati i toni vittimistici dell’autocommiserazione per quanto vissuto durante lo scandalo di Banca Etruria – suo figlio Ciro è innocente fino a sentenza passata in giudicato. Suo marito Beppe invece è colpevole di aver creato un clima d’odio vergognoso. Odio contro di me. Contro mio padre. Ma, soprattutto, contro tanti italiani che non possono difendersi perché privi della stessa visibilità di suo marito. Giustizia, non giustizialismo». Chissà come mai abbiamo la sensazione che il duello a distanza social non si esaurisca qui...