Riaperture, lite in cabina di regia: Pd e M5S mettono all’angolo la Lega e Draghi li copre
Un’«atmosfera eccellente» e una «strada comune», che hanno portato a una decisione all’«unanimità». A sentire come lo racconta Mario Draghi il governo vivrebbe un idillio, una luna di miele tra forze politiche resa giusto un po’ più frizzante da «differenze di vedute sui singoli aspetti». Nulla, però, che non faccia parte di una normale, perfino garbata dialettica, inevitabile su decisioni così importanti come quelle assunte dalla cabina di regia sulle riaperture. Stando ai retroscena, ovvero alle indiscrezioni fatte trapelare ad arte dalle chiuse stanze di Palazzo Chigi, però, la situazione sarebbe totalmente diversa. E il tema delle riaperture per poco, pare, non è finito in rissa tra Lega, Pd e M5S.
Fronte delle riaperture vs fronte delle chiusure
Il problema starebbe esattamente laddove ci si aspetta che sia: nella visione diametralmente opposta che caratterizza la Lega da un lato e Pd e M5S dall’altro. Per dirla ancora più in sintesi e più brutalmente, sta nel fatto che forze così distanti si siano volute per forza mettere insieme alla guida del Paese. Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Adnkronos, infatti, nella cabina di regia di oggi sono andate in scena da una parte le posizioni della Lega, che «voleva le riaperture praticamente tutto, già dal 26», e dall’altra il fronte delle chiusure, con in testa il ministro Roberto Speranza, il dem Dario Franceschini, il pentastellato Stefano Patuanelli. Il confronto quindi, secondo quanto riferito, ha vissuto momenti di tensione, descritti come una «discussione accesa», di fronte alle richieste dei ministri leghisti di aprire tutto l’apribile.
Pd, M5S e Speranza fanno asse contro la Lega
«Se i dati dicono che si può riaprire, perché continuare a tenere prigionieri gli italiani?», è la domanda rivolta dai leghisti alla sinistra, chiedendo di aprire anche palestre, piscine e attività sportive. La risposta di Pd, M5S e Speranza, neanche a dirlo, è stata picche. E così alla fine le riaperture concesse sono state poche e piene di limitazioni e con la beffa del mantenimento del coprifuoco alle 22.
La versione di Draghi
A sentire Draghi, però, da parte sua non è stato necessario alcun «appello all’unanimità» perché «non c’è bisogno di farlo». L’unità, ha sostenuto il premier, è «insita nella composizione della maggioranza». E ancora: «L’atmosfera nel governo è eccellente e questo può essere confermato da qualunque ministro di questo governo», ha detto Draghi, sottolineando che la decisione della cabina di regia sulle riaperture «è stata presa all’unanimità e non a maggioranza». «È chiaro – ha proseguito il premier – che si arriva a discutere una decisione così importante con punti di vista che per forza di cose non sono uguali. I vari membri della cabina di regia avevano in comune una strada verso cui andare e poi differenze di vedute sui singoli aspetti. Sono contento che si sia riusciti a trovare una soluzione che contemperi tutti i punti di vista». A chi bisognerà credere?