Scuola, è caos anche per il rientro in massa, Nel Lazio un istituto su tre resta in Dad
La scuola riapre e sempre più studenti stanno tornando sui banchi. Da oggi sono sei milioni e 850mila gli alunni in presenza, cioè l’80,5% degli 8,5 milioni totali. Da lunedì 26 aprile, se non insorgeranno nuove zone rosse, in classe potrebbero tornare praticamente tutti. Un “ritorno di massa” che, sebbene fosse atteso e auspicato ormai da mesi, preoccupa non poco. Bisogna fare i conti con le aule che mancano e i mezzi pubblici affollati e gli spazi all’esterno da trovare. Si ipotizzano doppi e tripli turni.
Vaia: «Pensare a un piano Marshall per scuola e trasporti»
Le riaperture in generale sono viste da più parti anche come un rischio per quanto riguarda le possibili conseguenze negative in una situazione epidemiologica ancora grave. «Le riaperture? Ne ero e ne sono tuttora contento. Non possiamo rimanere chiusi tutta la vita. Ma non bisogna esagerare e bisogna evitare il gioco dell’oca», afferma Francesco Vaia al Corriere della Sera, precisando che «adesso è fondamentale procedere come le formichine e pensare a un piano Marshall per scuola e trasporti». Sui quali «bisognava intervenire ieri, io lo dico da maggio dello scorso anno. E invece si è perso troppo tempo: bisogna sfruttare la bella stagione per gettare le basi e predisporre le fondamenta per il prossimo autunno, integrando con i privati e investendo nella scuola. Lo si fa rapidamente e senza indugi».
Pregliasco: «Attenzione ai luoghi di maggior assembramento»
La ripresa dalla scuola completamente in presenza “preoccupa molto” Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università Statale dii Milano, intervenuto ad Agorà su Rai3. «Non tanto i piccolini, ma gli adolescenti e la fascia giovanile», ricorda, sono «colpiti dalla variante inglese» del coronavirus Sars-CoV-2 «in modo più ampio e con forme asintomatiche, quindi difficili da individuare senza uno screening». Il rientro in classe «rappresenta sicuramente un’esigenza – ammette l’esperto – Lo si vuole, lo si desidera ed è necessario per certi versi. Lo vedo anche all’università, nei corsi che faccio in differita: l’efficacia è sicuramente inferiore almeno per una parte dell’insegnamento, per la discussione, per l’interazione». Tuttavia, mentre «un protocollo all’interno della scuola, se ben seguito, minimizza i dati e alcuni studi ce lo dicono, tutto ciò che è la mobilità intorno spaventa – evidenzia Pregliasco – perché alla fine sono quelli i luoghi di maggior affollamento» e quindi «di maggior rischio».
Nel Lazio un terzo dei licei resterà in Dad
E intanto dal Lazio, come riporta il Messaggero, un terzo di licei e istituti tecnico-industriali ha già comunicato che sarà costretto a restare in Dad. Perché mancano gli spazi e c’è quindi impossibilità a garantire il distanziamento di almeno un metro. Problemi che non sono mai stati risolti. Mario Rusconi, presidente dell’Associazione dei presidi del Lazio spiega al Messaggero: «Pensare di tornare in presenza in queste condizioni è una follia. Un 30 per cento non ce la farà mai. Se poi non ci sarà più il metro di distanza tra i banchi, lo scenario può essere diverso, ma al momento non vedo soluzioni. Senza parlare del problema degli autobus, che potendo ospitare soltanto la metà dei passeggeri non sono sufficienti».