Sgarbi si scaglia contro Speranza: «In qualsiasi altro Paese sarebbe stato cacciato via»
Vittorio Sgarbi attacca il ministro Speranza. In un post su Facebook scrive: «In qualsiasi altro Paese, un ministro della Salute come Speranza, avrebbe dovuto sloggiare dal ministero da un bel pezzo. Invece rimane lì, anche quando il fantomatico “governo dei migliori” avrebbe suggerito di mettere in quel ruolo un medico, uno scienziato, insomma un tecnico, e non un paziente!».
Sgarbi: «Gestione disastrosa della pandemia»
Scrive ancora il critico d’arte. «La gestione disastrosa della pandemia l’assoluta mancanza di trasparenza (vedi il “Piano per la pandemia” non aggiornato e i rapporti con l’Oms), la confusione sulle priorità per le vaccinazioni, i diktat al Cts per tenere segreti i verbali delle riunioni e, infine, le chiusure illogiche delle attività commerciali dettate dalla paura, sono tutti elementi che avrebbero dovuto indurre Draghi a sostituirlo. Invece è ancora lì. Voi un’idea del perché ve la siete fatta?”, conclude il deputato.
Sgarbi sui tamponi e le mascherine a teatro
Precedentemente parlando con l’Adnkronos si era soffermato sull’ipotesi di fare il tampone a chi va a teatro. «Intanto abbiamo due anomalie: la prima quella dei vaccinati che possono avere un certificato vaccinale e poi quelli che hanno avuto il Covid. Non si capisce perché loro dovrebbero fare un tampone o portare mascherine. Allora significherebbe che il vaccino non serve».
«Tampone misura provvisoria»
E poi ancora. «Oggi con Michele Placido e Moni Ovadia vedo Salvo Nastasi (il Segretario Generale del ministero della Cultura, ndr) e parleremo del fatto che ci sono una serie di necessità tra cui prioritaria è la riapertura dei teatri – spiega il critico d’arte – Le condizioni non le so ma c’è una categoria di persone di età avanzata che potrebbe andare a teatro tranquillamente. Per gli altri il tampone potrebbe essere una misura provvisoria. Fino a che non si arriva a vaccinare il 60/70 per cento delle persone con il tampone si darebbe la garanzia di non essere pericoloso per gli altri. Per riaprire bisogna pur concedere qualcosa».