Luigi Bergamin, uno dei tre ex terroristi rossi in fuga dopo l’ondata di arresti di ieri mattina in Francia, si è presentato a palazzo di Giustizia di Parigi assieme al suo avvocato per costituirsi. La notizia è riportata dall’Ansa che cita fonti inquirenti. Restano ancora in fuga Raffaele Ventura e Maurizio Di Marzio.
Chi è Luigi Bergamin
Luigi Bergamin fu ideologo dei Pac con Cesare Battisti. L’ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo deve scontare una pena di 16 anni e 11 mesi per aver ideato l’omicidio del maresciallo Antonio Santoro, capo degli agenti della polizia penitenziaria, ucciso a Udine il 6 giugno del 1978 da Cesare Battisti.
Nato a Cittadella il 31 agosto 1948 ha vissuto per quasi trent’anni con i genitori in via Ronchi, a Carmignano di Brenta. In quel periodo si è laureato in economia e commercio ed ha svolto anche il servizio di leva come ufficiale di complemento ad Udine. A metà degli anni ’70 si è trasferito a Cinisello Balsamo dove ha avuto contatti con “Prima Linea” per poi diventare uno dei fondatori dei Pac. È stato arrestato più volte a Parigi e sempre rimesso in libertà: la prima volta nel 1985, poi nel 1990.
Bergamin, la richiesta del pm
L′8 aprile per Bergamin sarebbe scattata la prescrizione. Ma i termini sono stati interrotti dal magistrato di sorveglianza milanese Gloria Gambitta su richiesta del pm Adriana Blasco, che ha dichiarato Bergamin “delinquente abituale”. Una decisione in base ai precedenti passati in giudicato per omicidio continuato, per concorso in banda armata, rapina e detenzione illegale di armi.
Bergamin, come riporta il CorrieredelVeneto.it «fu assolto per la partecipazione all’omicidio di Lino Sabbatin, il macellaio di Santa Maria di Sala ucciso nel suo negozio il 16 febbraio 1979, seppur con la formula dubitativa, così come da quello del gioielliere milanese Pierluigi Torreggiani, avvenuto poche ore prima. Secondo la Corte d’assise d’appello di Milano del 1988, infatti, quando due giorni prima dei delitti si riunì il vertice dei Pac, lui e altri “avevano manifestato il loro dissenso”».
Il figlio di Lino Sabbadin: «È una buona notizia»
«È una buona notizia, si è costituito, vuol dire che ha capito, è un’ammissione. Adesso potrà scontare le proprie colpe». A commentare, come si legge sul sito Ansa.it, è Adriano Sabbadin, il figlio di Lino. Sull’operazione che ha visto la collaborazione tra Italia e Francia Sabbadin ha aggiunto: «Io non ho mai avuto dubbi sulla giustizia italiana».