Sputnik, il Brasile dice no al siero russo: contiene virus in grado di replicarsi. Burioni: “È grave”
Nuovi guai sui vaccini. Stavolta nella bufera finisce il siero anti Covid russo: lo Sputnik. Il Brasile lo rifiuta «per diversi motivi», fra cui uno: «Contiene adenovirus replicante». A segnalarlo è stata l’Agenzia nazionale di vigilanza sanitaria brasiliana Anvisa. «L’ente ha affermato che ogni singolo lotto vaccinale dell’Istituto Gamaleya basato sul vettore virale Ad5, che i dati denunciano «conterrebbe ancora adenovirus competente per la replicazione». La notizia, rilanciata dall’Adnkronos, è riportata sul blog scientifico In the pipeline, ospitato sul sito di Science, e curato da Derek Lowe: chimico farmaceutico ed editorialista. L’esperto riporta quanto emerso da un’audizione avuta ieri dalle autorità brasiliane per valutare se il vaccino avrebbe potuto essere approvato per l’uso nel Paese.
Il Brasile dice no allo Sputnik
Il dato emerso riguardo all’adenovirus in grado di replicarsi, osserva Lowe nella sua analisi, «probabilmente non causerà grossi problemi alla popolazione vaccinata. Ma è un rischio completamente inutile. E se un tale vaccino sta andando a decine di milioni di persone (o più), sembra certo che ce ne saranno alcune danneggiate da questo problema evitabile». I vaccini basati sul vettore adenovirale sono realizzati rimuovendo la maggior parte delle istruzioni del Dna dell’adenovirus e inserendo invece il Dna per creare antigeni del coronavirus. Come noto, infatti, il vaccino Oxford/AstraZeneca ha un adenovirus dello scimpanzé. J&J ha usato il ceppo Ad26. CanSino ha l’adenovirus Ad5 e il vaccino Gamaleya è composto da una prima dose basata su Ad26. Seguita da un richiamo con Ad5.
Il motivo: contiene adenovirus replicante
«A tutti – aggiunge a questo punto l’autore del blog – gli operatori di settore hanno rimosso parti chiave del loro genoma originale, per renderli incapaci di replicarsi nell’organismo». Ma, e qui sta il caso rilevato in Brasile sul siero russo, quello che è emerso dall’analisi dell’ente brasiliano su Sputnik «mette in discussione l’intero processo di produzione e controllo di qualità», conclude l’esperto. «Se hai intenzione di realizzare un vaccino competente per la replicazione, gli studi clinici vanno eseguiti con questo. Posso capire perché i regolatori brasiliani sono preoccupati».
Burioni su Twitter: «Il problema di Sputnik sembra grave»
E sul caso brasiliano sollevato sul vaccino Sputnik, si è espresso poco fa anche Roberto Burioni. Il virologo ha commentato le recenti eccezioni sul siero russo dichiarando: «Il problema di Sputnik sembra essere grave. Il vaccino dovrebbe essere costituito da virus incapace di replicarsi, mentre tutti i campioni analizzati in Brasile contenevano virus in grado di replicarsi. Non stupisce la bocciatura all’unanimità». Un commento, quello del docente all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, arrivato via Twitter che conferma dunque i sospetti e le reticenze che hanno giustificato il no dell’Agenzia nazionale di vigilanza sanitaria (Anvisa) brasiliana allo “scudo” russo anti-Covid.
La replica della Russia: «Una decisione di natura politica»
E a stretto giro da annunci e commenti, arriva anche la replica della Russia. Con l’agenzia di produzione del vaccino russo che, sulla decisione dell’Agenzia nazionale di vigilanza sanitaria brasiliana Anvisa di rinviare l’approvazione del vaccino anti-Covid russo Sputnik V ha dichiarato: «Sfortunatamente, è una decisione di natura politica». Aggiungendo in calce che la risoluzione brasiliana «non ha nulla a che vedere con l’accesso dell’agenzia a informazioni scientifiche». E sottolineando che la mossa «contraddice una precedente decisione del ministero della Scienza, della Tecnologia e dell’Innovazione del Brasile, che aveva riconosciuto lo Sputnik V come un vaccino sicuro. Tanto che ne aveva permesso la produzione in Brasile».