Strage di Bologna: 12 testimoni della difesa denunciati. Fioravanti: “Dai pm una brutta strategia”
“Una persecuzione? No, direi una brutta strategia. Qui si stanno denunciando 12 testimoni della difesa, si sta praticamente impedendo alla difesa di portare i propri testimoni. Staremo a vedere cosa accadrà. Noi la storia su Bologna la abbiamo sempre raccontata in un modo e sarà sempre così”. Così all’Adnkronos Valerio Fioravanti dopo l’avviso di conclusione indagini seguito alla denuncia della Corte di Assise di Bologna nei suoi confronti per falsa testimonianza nella sentenza di condanna all’ergastolo di Gilberto Cavallini per la strage di Bologna.
Fioravanti è indagato anche per calunnia contro Giampaolo Ganzer, l’allora comandante della Sezione Speciale Anticrimine dei Carabinieri di Padova, e due magistrati: “Mi sembrano accuse davvero stravaganti e finché non leggo i fogli non ci credo. Per il momento ho un avvocato d’ufficio che non ne sa nulla – dice ancora – vedremo se difenderci da questo tipo di accuse”.
Rischiano un nuovo processo Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, condannati in via definitiva per la Strage di Bologna (ma da sempre dichiaratisi innocenti), dopo che la Corte di Assise di Bologna li aveva denunciati – nella sentenza di condanna all’ergastolo nei confronti di Gilberto Cavallini – per reati che sarebbero stati commessi nel corso del dibattimento, dalla falsa testimonianza alla calunnia.
Strage di Bologna, il nuovo capitolo
La Procura di Bologna ha chiuso ora le indagini. Un atto che di solito prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, avvisando Ciavardini, Mambro, Fioravanti, oltre a Elena Venditti, Giovanna Cogolli e Stefano Sparti, il figlio di Massimo, testimone chiave del processo.
Quel processo si concluse con la condanna di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, secondo cui il padre avrebbe ammesso di essere stato ‘imbeccato’.
“Cavallini ha taciuto l’identità del medico che l’ha curato”
L’avviso di fine indagine è firmato dai pm Antonio Gustapane e Antonella Scandellari. I pm contestano a Ciavardini di aver taciuto, durante il processo a Cavallini, “l’identità del personale medico che lo aveva curato per la ferita riportata durante l’attentato commesso, insieme a Cavallini, Fioravanti e altri, a Roma il 28 maggio 1980, per il quale aveva ammesso le sue responsabilità” e “l’identità di coloro, amici del Cavallini, che lo avevano ospitato a Viliorba di Treviso e zone limitrofe tra il luglio e l’agosto 1980, quando non era in casa del Cavallini”.
Le accuse a Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini
Le indagini sono state chiuse anche nei confronti di Stefano Sparti. Secondo la Procura Sparti avrebbe mentito a più riprese riguardo alla testimonianza del padre Massimo e su quello che fece il giorno della strage.
Venditti è, invece, accusata di aver negato “contrariamente al vero, che Luigi Ciavardini, nella giornata dell’1 agosto 1980, avesse fatto avvertire per telefono (tramite il padre di Marco Pizzari) lei stessa, Cecilia Loreti e Marco Pizzari di spostare la partenza in treno da Roma a Venezia dall’1 al 3 agosto”. Ha affermato, invece, secondo i pm “falsamente”, che la telefonata fosse stata fatta il 2 agosto”.
Strage di Bologna: ecco i reati contestati a Fioravanti
A Cogolli, la Procura contesta di aver negato “di conoscere Massimiliano Fachini, leader del neofascismo”. E che “nei giorni precedenti al 2 agosto 1980 a Bologna, o in località limitrofa” lo aveva incontrato e “le aveva detto di allontanarsi con urgenza da Bologna perché “sarebbe accaduto qualcosa di grosso”. Così “che era meglio che andasse via dalla città per evitare di essere coinvolta”. Frasi che lei, invece, aveva già riferito prima a Mauro Ansaldi e poi a Paolo Stroppiana. Anche loro esponenti della destra eversiva”.
In più avrebbe affermato “falsamente che in quel periodo era a Borgo Passignano sul Trasimeno in Umbria per essere più vicina a Fabrizio Zani. All’epoca detenuto a Roma, con il quale aveva una relazione sentimentale”.
Valerio Fioravanti, come si legge nell’avviso di fine indagine della Procura di Bologna, oltre che per false affermazioni durante il processo a Gilberto Cavallini per la strage del 2 agosto, è accusato anche di calunnia nei confronti dell’allora comandante della Sezione Speciale Anticrimine dei Carabinieri di Padova, Giampaolo Ganzer.
La Mambro accusata di aver omesso il nome di chi voleva depistare
Francesca Mambro, infine è accusata di aver “affermato falsamente che, durante le indagini sulla strage di Bologna condotte nei confronti di lei e di Valerio Giuseppe Fioravanti, ‘c’è stato un momento in cui c’è stato anche offerto un modo per uscire da questa vicenda accusando della strage Giorgio Vale perché era morto; accusavamo una persona che non c’era più, e avremmo risolto il problema’, senza fare i nomi delle persone, appartenenti agli organi inquirenti impegnati nelle indagini sulla strage di Bologna, che avrebbero sollecitato lei e Valerio Giuseppe Fioravanti a far ricadere la responsabilità penale della strage su Giorgio Vale, deceduto il 5 maggio 1982, componente dei Nar”.
I pm hanno denunciato anche il generale Mori
La Corte di Assise di Bologna aveva denunciato nella sentenza di condanna di Cavallini, per reati che sarebbero stati commessi nel corso del dibattimento, dalla falsa testimonianza alla calunnia, anche Flavia Sbrojavacca, Roberto Romano, Fabrizio Zani, il generale Mario Mori e Valerio Vinciguerra, che, per il momento, non hanno ricevuto l’avviso di fine indagine, oltre a Pierluigi Scarano, non citato nell’avviso, ma a cui è arrivata la richiesta di elezione di domicilio.