Tasse, il Fmi vuole imporci la “patrimoniale”. Ecco chi rischia il salasso che tanto piace alla sinistra
Gira e rigira, sempre sulla patrimoniale si va a finire. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) torna infatti ad adombrarla in un report sulla crisi globale innescata dalla pandemia. All’Italia, come al solito, spetta il ruolo di vigilato speciale per il suo altissimo debito pubblico. Una vera montagna, si potrebbe dire alla luce delle conseguenze economico-finanziarie imposte dal Covid. La ricetta del Fmi è quella solita: tassare i redditi più alti ed i grandi patrimoni per promuovere la ripartenza del Paese. Un piano che il Fondo intende suggerire al nostro governo.
Nel 2021 debito pubblico al 157,1%
L’ipotesi di una patrimoniale è sempre legata al nostro debito sovrano. All’interno del Fiscal monitor, infatti il Fmi prevede la persistenza di un pesantissimo debito per l’Italia, almeno fino al 2026. Per l’anno in corso il rapporto con il Pil dovrebbe raggiungere il picco del 157,1 per cento. Per poi iniziare a decrescere molto lentamente nei prossimi cinque anni senza tuttavia andare mai al di sotto della soglia del 150 per cento. Stesso discorso vale per il deficit. Per il 2021, il Fondo monetario internazionale prevede il suo rapporto con il Pil all’8,8 per cento. Che calerebbe al 5,5 nel 2022, al 3,8 nel 2023, al 2,2 nel 2024, al 2,0 nel 2025 ed all’1,8 nel 2026.
La patrimoniale uccide l’economia
Secondo il Fmi i conti italiani rivedrebbero un avanzo primario (saldo tra entrate e uscite al netto degli interessi sul debito), solo a partire dal 2024. Il Fiscal monitor lo stima allo 0,6 per cento nel 2024 e dello 0,7 nel 2025 e nel 2026. Quanto alle entrate fiscali, il rapporto prevede che dovrebbero raggiungere il 47,9 per cento nel corso del 2021, per poi abbassarsi leggermente fino al 47,5 l’anno prossimo. Da qui l’idea di una tassazione straordinaria, cioè la patrimoniale. «Le autorità politiche – sostiene il Fmi potrebbero considerare un contributo per la ripresa dal Covid-19, imposto su redditi alti o i grandi patrimoni». E ancora: «È necessaria la riforma della tassazione domestica e internazionale, in particolare quando la ripresa avrà preso ritmo». Insomma, salasso in vista. Si salvi chi può.