Terrorismo rosso e caso Calabresi, Mieli: “Mi vergogno di avere firmato quell’appello» (video)
Il caso dei terroristi rossi è l’argomento del giorno e a PiazzaPulita, Paolo Mieli ha dato prova di onestà intellettuale sul caso Calabresi: “Mi vergogno. Non è stata una bella pagina della mia vita”. Non è da tutti. Una franca ammissione legata alla vicenda del 1971, quando insieme ad altri intellettuali tutti di sinistra firmò l’appello su L’Espresso per la destituzione di Luigi Calabresi. Un appello che è una delle pagine più vergognose della recente storia italiana, a due anni dalla morte dell’anarchico Pinelli: Calabresi venne additato come maggiore responsabile per quella morte e finì con l’essere ammazzato da un commando rosso il 17 maggio 1972, sotto la sua casa.
Caso Calabresi, Mieli: “Brutta pagina della mia vita”
Dopo una lunga intervista con Mario Calabresi, figlio del commissario ucciso, Paolo Mieli ha ricostruito il clima che portò a quell’appello de L’Espresso e che lo coinvolse in prima persona : “In quegli anni pensavamo che veramente ci fosse la mano dello stato dietro le stragi. Che Pinelli fosse stato scaraventato giù da una finestra e a quelle stragi se ne stavano accompagnando altri. C’era un clima di tensione, credevamo di essere alla vigilia di un colpo di stato”. Ma rammenta: “Io anni dopo l’appello sono stato uno tra quelli che ha fatto pubblica critica. Io mi vergogno delle cose che sto dicendo, non provo a rivendicarle, facemmo un errore. Abbiamo dato una colpa a qualcuno con una scusa. Dicevamo: ‘io so chi è stato ma non ho le prove‘. Sulla scia del celebre articolo di Pasolini ” . Fu un tragico errore.
Appello contro Calabresi, Mieli: “Facemmo un errore”
Da allora – confessa lo storico e giornalista a Formigli – “Mi sono dato un comandamento: non dire pai più ‘ma non ho le prove’: rifletti prima di dire una frase di questo tipo, oppure cercale le prove. A dire: ‘io so, ma non ho le prove, tanto poi pagano altri.’ Tanto poi a sparare sono altri e io poi vado avanti e ridirò la stessa cosa: ‘io so, ma non ho le prove’. Beh, io mi vergogno davvero di quella cosa. Non è una bella pagina della mia vita” conclude lo storico. Dire ‘ho sbagliato’ non è da tutti.