Un’altra vergogna, ancora un prof che insulta la Meloni: «Una turista vomitata dal pullman»
“Una turista vomitata dal pullman”, ancora un violento attacco di un prof contro la Meloni. Inaccettabile. E sono due. Nel giro di breve. Dopo il caso Gozzini, ancora un professore che usa un linguaggio da trapper per insultare (si badi bene: non criticare argomentando) sic et simpliciter un esponente politico. Che, ancora una volta, è Giorgia Meloni. Che mai, pur nella forza e nelle coloriture delle sue recriminazioni, ha minimamente offeso o dileggiato avversari dichiarati. O chi, semplicemente, non la pensa come lei. Ma evidentemente esseri corretti e educati. Argomentare senza insultare, ai prof – che correttezza morale e educazione comportamentale dovrebbero insegnare – non basta. E in una sorta di transfer con il prototipo dell’alunno ineducato e verbalmente aggressivo, rispolverano sempre più spesso violenza verbale e irruenza accademica per scagliarsi contro il nemico di turno. Una pessima lezione di vita. Di stile. Di acculturamento politico e di discussione democratica.
Ancora un prof autore di un violento attacco contro la Meloni
Un’onta, per cancellare la quale, non basta gremire il proprio profilo social di testi poetici. Discussioni letterarie. Video all’ultimo grido musicale. Come pure il professore in questione fa, inserendo poi il post “incriminato”. L’ultimo attacco via social indirizzato a Giorgia Meloni è dunque firmato dal livornese Gabriele Di Luca, insegnante di italiano presso una scuola professionale di lingua tedesca dell’Alto Adige. Il quale, con perifrasi offensive, sulla sua pagina Facebook ha definito la leader di Fratelli d’Italia come: «Una di quelle turiste vomitate dai pullman che arrivano qui durante il mercatino». Il docente, non nuovo ad attacchi virulenti contro il partito guidato dalla Meloni, stavolta ha centrato nel mirino delle recriminazioni accese, proprio la numero uno di Fdi.
Di Luca e il conflitto in corso da tempo con il consigliere Urzì
Complice anche un conflitto in corso da tempo con il consigliere regionale di FdI Alessandro Urzì, si è scagliato contro la presidente e il suo schieramento con frasi che hanno riacceso il dibattito su limiti e inaccettabili sconfinamenti della discussione. Tanto che, immediata, è arrivata la reazione di Urzì, che ha inviato una lettera all’assessore alla scuola di lingua tedesca Philipp Achammer per segnalare, tra l’altro, un’altra frase scritta dall’indomito Di Luca, con cui il docente dissertava sul “giorno del ricordo” definendolo un appuntamento di «purissima propaganda fascista».
La replica indignata di Urzì in una lettera
Come è facile intuire, gli argomenti sono superficiali e pregiudiziali. Tanto che il consigliere regionale di Fdi, ha buon gioco nel replicare, sottolineando: Nei giorni scorsi un docente appartenente al corpo insegnante della Formazione professionale in lingua tedesca ha espresso via social parole severamente offensive verso l’Onorevole Giorgia Meloni. Il docente in questione, Gabriele Di Luca, ha pieno diritto ad avere il suo orientamento ideologico e manifestare i suoi giudizi verso i temi politici e gli attori politici – continua il consigliere regionale –. Ma è meno giustificabile per un insegnante usare un modello espressivo verbalmente violento e non dignitoso che proprio per via del ruolo di formatore che svolge, non smette mai di essere modello per i propri alunni anche fuori dall’orario di servizi». Questo si legge nella lettera di Urzì che slatentizza l’astio del prof e svergogna, rendendole note, le offese indirizzate al suo partito e alla sua leader. E questo non possiamo che condividere.
Attacchi personali che nulla hanno a che fare con la polemica politica
Una presa di posizione netta, quella di Urzì. Che nella sua lettera rispolvera vecchie ruggini e post, indifferentemente, recenti o datati. Tanto che, nella sua missiva di replica – rilanciata in queste ore anche da Il Giornale e da Libero – il consigliere prosegue, rilevando: «Le espressioni usate vanno dalla definizione di “questa brutta gente”, per gli esponenti del mio partito. Alla presa in giro dell’Onorevole Meloni per la sua inflessione regionale». Fino alla dichiarazione offensiva secondo cui la leader di Fdi «sembrava come una di quelle turiste vomitate dai pullman che arrivano qui durante il mercatino».
Un divulgatore social che mescola demagogia e linguaggio da hater
Per concludere poi con un banale «chiunque militi in Fratelli d’Italia rappresenta il peggio di questo paese». Frasi che, sottolinea Urzì, «giudico inaccettabili nei toni e nella forma». E si potrebbe proseguire a lungo. Ma il punto resta sempre uno: in discussione non c’è la possibilità in forza a chiunque di esprimere le proprie posizioni. Ma farlo dal pulpito di una cattedra, in veste di formatore delle coscienze. E con un linguaggio da divulgatore social che mescola demagogia e “stile” da hater. Due facce della stessa maschera: quella del devoto alla causa del livore politico personale. Della persona capace di sferrare insulti e mimetizzarli sotto forma di perle di dottrina sociologica declinate su scala nazionale. Tutto questo non è corretto. E non depone umanamente e eticamente bene per chi se ne assume la responsabilità.