Vaccini e trombosi, Remuzzi: «Non sono accidenti come la caduta di un aereo». E spiega perché
Vaccini e trombosi, per lo scienziato Giuseppe Remuzzi i casi di coagulazione registrati nelle ultime settimane vanno indagati: «Solo così la gente potrà riacquistare fiducia in tutti i vaccini». Nel clima di insicurezza e di paura che dilaga ormai da tempo. Alimentato peraltro dalle limitazioni imposte da più Paesi ad Astrazeneca, e ora anche a Johnson&Johnson, il direttore dell’Istituto Mario Negri, intervistato dal Corriere della sera, punta alla rassicurazione partendo da una certezza: «Quelle trombosi. In quelle sedi del corpo, non sono frequenti. Soprattutto non nelle giovani donne. È molto probabile che siano legate al vaccino. Non può essere una coincidenza. Un accidente come la caduta di un aereo o il morso di un cane»…
Vaccini e trombosi, Remuzzi: effetti rarissimi e curabili
E allora, per Remuzzi ben vengano i controlli. Anzi si deve indagare a fondo. Di più: «Le limitazioni imposte ad AstraZeneca e Johnson & Johnson non rappresentano un fallimento. E non sono neppure un errore. Anzi, dovrebbero aumentare la fiducia nei vaccini da parte della gente». Così come per il professore più che fare «il processo alla comunicazione delle due case farmaceutiche» sarebbe meglio accettare e capire che «più si fa, più si capisce». Dunque, la tattica della negazione e della rimozione non paga. Per lo scienziato, semmai, indagare e approfondire sono le uniche armi che abbiamo in dotazione contro il Covid. I soli strumenti in mano agli addetti ai lavori per spegnere il fuoco di fila di recriminazioni e paure e fare ordine nel caos di una campagna vaccinale che procede nel segno delle polemiche e dei timori.
Vaccini e trombosi, Remuzzi: indagare serve a capire e esorcizzare le paure
«Proprio il fatto che appena si vede un problema, per quanto raro, ci si ferma e si cerca di capire, deve aumentare la fiducia delle persone nel nostro sistema di controllo. Quella che chiamano confusione, in realtà sono nuove informazioni», dichiara Remuzzi al Corriere, spiega argomentandone i motivi il suo punto di vista Remuzzi. Che, interpellato sui casi delle fiale di Astrazeneca e Johnson&Johnson finite all’indice, conferma l’opportunità delle decisioni prese «per giusta precauzione». Poi a stretto giro rileva: «Le complicanze trombotiche associate ai vaccini a vettore virale come AstraZeneca e Johnson & Johnson sono molto rare: 222 casi su 34 milioni di dosi nel primo caso. 6 casi su 7 milioni nel secondo. Quasi sempre su donne sotto i sessant’ anni di età».
Non esistono fiale di serie A e di serie B: «Usare i vaccini salva migliaia di vite»
Ma, prosegue Remuzzi, questi casi non devono delegittimare l’importanza assoluta delle vaccinazioni. Anzi, aggiunge l’esperto: «Non c’è alcun dubbio sul fatto che continuare a usare questi vaccini salva migliaia di vite. Tuttavia questi rari casi vanno capiti e chiariti. Altrimenti rimarrà sempre una nuvola di sfiducia. Quelle donne avevano ben poche probabilità di morire per il Covid. È bene dirlo. Saranno anche pochi decessi, ma vanno conosciuti e investigati, per evitare che si ripetano». Ma allora, cosa scatena la conseguenza letale ad iniezione effettuata? E qui lo scienziato spiega i possibili motivi all’origine delle trombosi. E analizzando i diversi tipi di approccio, fuga subito un dubbio asserendo che non esistono vaccini di serie A e di serie B. Si tratta, semmai, di «due approcci diversi per lo stesso risultato. Ma tutti i vaccini approvati proteggono dalla malattia grave».
Le differenze tra i diversi tipo di vaccino
Dunque Remuzzi riassume le differenze. «AstraZeneca e Johnson & Johnson sono vaccini a vettore virale. Introducono un virus svuotato dalla sua capacità di riprodursi e ci mettono dentro il Dna utile per formare la proteina Spike che ci protegge dal virus. Pfizer e Moderna usano invece molecole di acido ribonucleico messaggero, ovvero mRNA, per dare alle cellule le informazioni necessarie a riprodurre le proteine Spike che generano gli anticorpi. Usano strade diverse per arrivare allo stesso risultato». Ma allora, chiede il Corriere, perché finora ci sono stati problemi solo con i vaccini a vettore virale?
Il meccanismo che scatena le trombosi
Chiarificatrice, anche in questo caso, la risposta dell’esperto. «Queste trombosi avvengono a causa di una reazione immune, dovuta alla formazione di anticorpi che agiscono contro le piastrine in un modo del tutto particolare che proprio in queste settimane abbiamo cominciato a conoscere. Su più di cento milioni di americani vaccinati con Pfizer e Moderna non si sono verificati casi simili. Ma sono state riscontrate riduzioni del numero delle piastrine anche in chi è stato trattato con vaccini a mRNA. Dovute a un meccanismo diverso e anche questa volta rarissimo. Al punto da rendere impossibile capire se sono state indotte dal vaccino».
Come intervenire nel caso di trombosi
E comunque, nel caso insorgano, possiamo curarle? «Assolutamente sì. Sono eventi simili alle trombosi legate alla riduzione delle piastrine indotte dall’uso di eparina: un fenomeno ben conosciuto e abbastanza frequente. Ma se capita un caso del genere a un medico di famiglia, non è così scontato che arrivi alla giusta diagnosi. Per questo è importante sapere che può accadere, e ragionarci sopra».