Vissani infuriato: «Aprono i cinema e non i ristoranti all’interno. Il calvario del Covid arriva solo a cena?»
«Aprono i cinema, la scuola e i trasporti vanno regolarmente e non mandano le persone dentro ai ristoranti… ma come ragionano? Da me ha fatto tre gradi, come si fa a mangiare nei dehors?». Gianfranco Vissani non è soddisfatto della decisione del governo di riaprire i ristoranti soltanto all’esterno a partire dal 26 aprile. Parlando con l’Adnkronos, lo chef, che gestisce “Casa Vissani” a Baschi, in Umbria, dice che «questa decisione non ha alcun senso, specialmente per chi non ha ristoranti nelle grandi città come Roma e Milano. Ma, come me, in uno dei tanti piccoli comuni italiani. Da noi – spiega – la clientela arriva soprattutto da fuori, quindi ci sarebbe da ridire anche sulle regole di transito da una regione all’altra. Noi siamo penalizzati anche dalle limitazioni agli spostamenti».
Vissani: «Il calvario del Covid arriva solo a cena?»
«Un’altra cosa che non comprendo è la decisione di poter mangiare, a partire da giugno, all’interno dei ristoranti ma solamente fino alle 18 – aggiunge Vissani – Quindi, in pratica, soltanto a pranzo. Ma come, il calvario del Covid arriva esclusivamente a cena? E non ci venissero a consolare dicendoci – prosegue – che in Italia, almeno in qualche modo, riapriamo, mentre in Spagna, Francia e Germania sono chiusi. A quelli in realtà danno i soldi. Per non parlare dell’America, dove a un mio amico ristoratore hanno dato 700mila dollari come prima trance di aiuti. Io in tredici mesi ho accumulato perdite per almeno un milione e mezzo. E le bollette, le utenze e le tasse vengono messe in coda? Ma quando riapriamo dove li troviamo i soldi? Qui tutta la filiera della ristorazione è in sofferenza e siamo una marea di gente in una simile situazione».
«Volevo parlare con Draghi…»
Infine Vissani ricorda il sit-in di domenica scorsa dei ristoratori umbri davanti alla villa del premier Draghi a Città della Pieve. «Mi sono rotto tre costole appoggiandomi male su uno scalino – racconta – eravamo una quindicina di umbri. Siamo arrivati davanti al cancello della villa di Draghi. Ho suonato e ho chiesto di poter parlare con lui. All’inizio ci hanno accordato l’appuntamento dicendoci che avremmo potuto parlare con il presidente del Consiglio durante la sua passeggiata. Ma poi sono arrivati anche altri chef dal resto d’Italia che hanno fatto casino e non se n’è fatto più nulla. Io volevo soltanto parlargli, in pace, in totale tranquillità e senza cattiveria… Anche se dopo tredici mesi di difficoltà non si può pretendere che qualcuno a un certo punto non possa perdere per un momento la calma».