Volano stracci tra M5S e Casaleggio, Conte come Ponzio Pilato: “Io non c’ero, sbrigatevela voi”
Scontro con strali, stracci e insulti tra il reggente pentastellato Vito Crimi e il titolare della piattaforma Rosseau, Davide Casaleggio, con l’ex premier Conte, sullo sfondo, a fare da spettatore. “Io non c’ero, sbrigatevela voi…”, avrebbe deto, col suo consueto atteggiamento da equilibrista della politica.
Crimi contro Casaleggio, Conte resta a guardare
Il reggente pentastellato, Vito Crimi, ieri ha bollato come “fuori luogo” le affermazioni di Davide Casaleggio a ‘Mezz’ora in più’ (“c’è stato un intento di mettere in difficoltà finanziaria Rousseau, spero il motivo non sia quello di mettere sul piatto le regole che hanno caratterizzato da sempre il M5S”). Frasi che secondo Crimi, se confermate, sarebbero “false e diffamatorie”, soprattutto alla luce del fatto che “il M5S ha versato oltre 3 milioni di euro” a Rousseau negli ultimi anni, rimarca il capo politico pro tempore. “Non c’è nessuna intenzione di andare per le vie legali con Rousseau. Il M5S è titolare degli iscritti e di tutto quello che ciò comporta, andremo avanti qualunque sia la piattaforma”, il ragionamento espresso dal reggente del M5S, nel corso dell’assemblea pentastellata con Giuseppe Conte.
“Vedetevela voi, io non c’ero, e se c’ero…”
Su Repubblica si chiarisce, finalmente, anche il ruolo dell’ex premier Giuseppe Conte, al quale è stato affidato il Movimento morente. “Troppe questioni non vengono affrontate. A partire da quella più urgente: il rapporto con l’associazione Rousseau di Davide Casaleggio. «Io sono arrivato adesso, ci sono questioni pregresse che dovete risolvere voi…», avrebbe detto Conte nell’ultimo vertice coni parlamentari della Camera. Suscitando molte ironie e commenti sulla sua attitudine a “lavarsene le mani, come Ponzio Pilato”.
Secondo La Stampa, l’intenzione di trascinare Casaleggio in tribunale non c’è, ma la possibilità esiste e i vertici si sono preparati all’eventualità”. Al momento, l’unica preoccupazione di tutti sembra essere quella di abolire la regola del secondo mandato, all’insegna del “terzo mandato per tutti”.