Zan, il ddl andrà in aula. L’altolà della Cei: «Legge liberticida. Sentire anche la voce dei cattolici»
Il ddl Zan sull’omotransfobia va in aula. La commissione Giustizia del Senato ne ha infatti disposto la calendarizzazione al termine di un tesissimo braccio di ferro tra centrodestra e centrosinistra. Ha prevalso quest’ultimo grazie al voto determinante del renziano Giuseppe Luigi Cucca. Maggioranza, dunque, più che spaccata alla luce dell’unità nazionale riunita attorno a Draghi. Lo ha sottolineato persino il presidente leghista della Commissione, Andrea Ostellari. Sarà lui il relatore per l’aula «per garantire – ha spiegato – chi è favorevole al ddl e chi non lo è». I più soddisfatti sono i dem. Il più lesto a gioire è il proponente, il deputato Alessandro Zan. «Finalmente – tuitta – ora può iniziare la discussione anche in questo ramo del Parlamento, per l’approvazione definitiva».
Il leghista Ostellari: «Sulla “Zan” sarò io il relatore»
Una rivendicazione politica in piena regola è invece quella che viene da Franco Mirabelli. «È un risultato importante – ha detto -, che raccoglie le sollecitazioni di tanti, rispetta il Parlamento e premia l’impegno del Pd». Che è come dire che il governo di unità nazionale impegna solo i segmenti di maggioranza provenienti dal centrodestra. Il Pd, invece, può presentare e sostenere proposte di parte senza alcun problema. Il controverso disegno di legge, tuttavia, continua a non piacere alle gerarchie ecclesiastiche. «Ora che il ddl Zan va in aula – scrivono in una nota i vescovi italiani- occorre sentire anche la voce dei cattolici».
I vescovi: «La famiglia è una sola»
A più riprese la Cei ha fatto sentire la propria voce evidenziando la deriva liberticida annidata nell’articolato. «Sentiamo il dovere di riaffermare serenamente la singolarità e l’unicità della famiglia, costituita dall’unione dell’uomo e della donna», dicono ancora i vescovi italiani. Il loro auspico è che sull’argomento sia possibile sviluppare «un dialogo aperto e non pregiudiziale». Tanto più, rimarcano, che anche i cattolici italiani intendono contribuire «alla edificazione di una società più giusta e solidale». In ogni caso, avverte la Cei, «una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna».