L’assurda richiesta del candidato sindaco del Pd: “Senza fondi da Draghi non scendo in campo a Napoli”
L’ex ministro dell’Università ed ex rettore della ‘Federico II’ di Napoli Gaetano Manfredi non sarà il candidato a sindaco di Napoli per il “campo largo” che comprende Partito democratico, Movimento 5 Stelle e altre forze di centrosinistra. Almeno per il momento, visto che Manfredi, a quanto apprende l’Adnkronos, avrebbe declinato definitivamente l’invito a candidarsi per non aver ricevuto – come raccontano anche i giornali di oggi – adeguate garanzie dal governo sui fondi per risollevare la città ed evitarle il dissesto. Già nei giorni scorsi l’ex rettore aveva manifestato le sue perplessità a rivestire, in caso di vittoria alle prossime amministrative, un impegno che sarebbe reso particolarmente complicato soprattutto alla luce delle condizioni di cassa del Comune di Napoli, in pre-dissesto e a rischio default.
La bizzarrìa della proposta è che i fondi per Napoli dovrebbero essere messi a disposizione in modo chiaro e con grande anticipo per la città e non per un candidato o facendo sponda su una parte politica, così come non si può trascurare l’esigenza che hanno anche tutte le altre città italiane, magari amministrate meglio. Un tema, dunque, non da campagna elettorale, anche se Manfredi sostiene di parlare a nome di tutti i candidati, senza ancora esserlo, peraltro. Con i fondi, in fondo, siamo bravi tutti, perfino le Sardine…
Il gran rifiuto del candidato sindaco del Pd a Napoli
“Al momento la mia disponibilità, in queste condizioni, sarebbe inutile perché non potrei fare quello che credo si debba fare: rispondere concretamente alle aspettative dei napoletani”, così l’ex ministro dell’Università Manfredi spiega le ragioni del suo ‘no’ alla candidatura a sindaco di Napoli che gli era stata proposta dallo schieramento di centrosinistra allargato al Movimento 5 Stelle.
Manfredi aggiunge che “il Comune presenta una situazione economica e organizzativa drammatica. Le passività superano abbondantemente i 5 miliardi di euro, tra debiti e crediti inesigibili. Le partecipate sono in piena crisi e si prospettano difficoltà a erogare i servizi. La macchina amministrativa è povera di personale e competenze indispensabili. La capacità di spesa corrente è azzerata. Siamo, di fatto, in dissesto. Un dissesto che dovrà essere dichiarato o dal sindaco Luigi de Magistris entro qualche giorno o dal nuovo sindaco a fine anno. Sarei felicissimo se venissi smentito su questi dati drammatici, ma temo che saranno confermati. La conseguenza è che, in queste condizioni della città, il sindaco diventa un commissario liquidatore”.
Secondo Manfredi “il campo largo delle forze progressiste che si è costituito a Napoli e ha animato il governo a cui ho partecipato grazie alla scelta del presidente Conte, ha tutte le energie per guidare, su queste basi, lo sviluppo della città, anche con il sostegno della Regione Campania. Aggiungo però che la questione non riguarda solo il campo progressista. Dovrebbe investire l’intero arco istituzionale, da chi deciderà di candidarsi a sindaco per ogni parte politica al centrodestra, al Governo e al Parlamento. E dovrebbe palesarsi prima delle elezioni amministrative, per le urgenze già ricordate e per sgombrare il campo dall’equivoco che rappresenta un favore a questo o a quel sindaco. In ballo non ci sono tatticismi politici, guerre di posizione e carriere personali, che francamente mi provocano anche una certa inquietudine, a maggior ragione per le ulteriori difficoltà che rischiano di vivere Napoli e i napoletani aggravate dagli effetti della pandemia. In ballo c’è il futuro della città”.