Povero Battiato: Lilli Gruber lo “ricorda” con una puntata intera contro la destra (video)

19 Mag 2021 8:19 - di Luca Maurelli

Marco Travaglio ospite di Lilli Gruber ricorda commosso il suo amico Franco Battiato, scomparso oggi, leggendo alcuni versi della sua canzone ‘Testamento’: “E mi piaceva tutto della mia vita mortale, Noi non siamo mai morti, e non siamo mai nati. C’è tutto”. No, mancava Berlusconi, ma Travaglio ce lo ha infilato dopo. Molto commovente, quel ricordo del giornalista amico sincero di Battiato (anche se oggi il Fatto svela che aveva rifiutato di tenere una rubrica sul giornale chiedendo solo uno spazio per dei versi mistici), peccato che l’intera puntata di ieri sera di “Otto e mezzo“, sulla Sette, sia stata costruita per riportare Franco Battiato nell’alveo della sinistra, come se un artista di tale levatura potesse essere giudicato per il suo sostegno a Zingaretti o Salvini o, con tutto il rispetto, per l’amicizia con Travaglio o Montanari.

Battiato e la regìa della Gruber per il pistolotto politico

Ha iniziato proprio il direttore del “Fatto Quotidiano“, che dopo aver celebrato se stesso – “Non ho mai cantato così bene” – per una comparsata su un palco con l’artista siciliano scomparso ieri, dopo qualche lacrima di commozione non usuale per un “palpebra dritta” come lui, ha spostato il suo ricordo sul fronte politico, citando una canzone- peraltro quasi sconosciuta – che Battiato avrebbe scritto contro “i festini di Berlusconi”. E da lì un ragionamento sulla “povera Patria” e sulle stragi dei mafiosi, come se a innescare Battiato fossero state le vicende del Cavaliere, peraltro successive a quasi tutte le canzoni più belle e impegnate di Battiato. Un’ossessione, quella berlusconiana di Travaglio, ma non certo di Battiato, che verrà ricordato per “La cura” e non certo per “La manetta”, come il giornalista. Poi la Gruber ha messo in campo Tomaso Montanari…

Da Travaglio a Montanari, per planare su fascismo e Meloni

Dopo Travaglio e un timido tentativo di Lina Palmerini di svincolare Battiato da gabbie politiche, la Gruber ha messo in campo Tomaso Montanari, l’ultrà di sinistra meno noto come storico dell’arte. Qui il ragionamento politico si faceva surreale: Battiato esaltava l’identità “ma non in modo pericoloso come qualcuno fa oggi”, la sua idea di Patria era diversa da quella di oggi, la sua denuncia era come quella di Toscanini contro il fascismo e lui era come Fedez “perché rivendicava il diritto dell’artista di essere cittadino e di poter prendere posizioni politiche”. Battiato come Fedez: perfino alla Gruber, in studio, saranno venuti i brividi.

Si chiude col siparietto sulla Meloni erede del fascismo, l’elogio della giornalaia che non vende il suo libro, la rivendicazione della censura per chi è di destra. Ma questi sono dettagli, il buttarla in caciara nel nome dell’artista scomparso a cui era dedicata la trasmissione di ieri, roba che Battiato avrebbe inserito in “Povera Patria”, se avesse visto la tv, ieri sera.

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