“Russiagate”, spuntano le prove dell’innocenza di Trump ma Biden cerca di mantenerle segrete
Il dipartimento di Giustizia ha pubblicato la notte scorsa estratti del memo del 2019 in cui, a conclusione dell’inchiesta sul Russiagate, si ‘assolveva’ Donald Trump dell’accusa di aver tentato di ostacolare l’inchiesta sulla collusione tra la sua campagna e la Russia. Ma l’amministrazione Biden ha anche segnalato che intende opporsi alla richiesta della sua pubblicazione integrale avanzata dal giudice federale che ha attaccato duramente l’allora attorney general William Barr per il modo in cui ha tratto le conclusioni dell’inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller.
Biden e le carte “secretate” su Trump
La mossa mette così l’amministrazione Biden nella curiosa, e difficile posizione, di cercare di mantenere il segreto riguardo ad una delle maggiori, e più controverse, decisioni giudiziarie dell’era Trump. Senza contare che la decisione del dipartimento di Giustizia, annunciata poco prima della scadenza della deadline fissata dal giudice per la pubblicazione integrale dei documenti, è destinata a far infuriare i democratici che hanno sempre accusato Barr di aver manipolato il rapporto di 448 pagine di Mueller sulle accuse di collusione tra la campagna di Trump ed i russi e i tentativi presidenziali di ostacolare l’inchiesta su questi fatti.
Questa lettura dei fatti è stata appoggiata dalla giudice distrettuale Amy Berman Jackson che nelle scorse settimane ha decretato che l’allora attorney general era “in cattiva fede” quando ha citato il memo – in cui due alti funzionari del dipartimento conclusero che Mueller non ha raccolto prove sufficienti per un’azione penale – per affermare che Trump non aveva commesso alcun illecito. La giudice ordinava quindi la pubblicazione del memo, dando comunque al dipartimento di Giustizia il tempo per decidere se presentare appello.