Chiesti 14 anni per la guardia giurata che uccise un bandito in fuga dopo un colpo in banca

6 Mag 2021 16:29 - di Carlo Marini
guardia giurata treviso, carabinieri

Quattordici anni con rito abbreviato. Questa la pena chiesta dal pm della Procura di Treviso per Massimo Zen, la guardia giurata di 47 anni che nella notte del 22 aprile 2017 uccise un bandito che aveva appena svaligiato con due complici alcuni bancomat del trevigiano.

Trentacinque colpi ai bancomat fino alla morte

La vittima, Manuel Major, 36 anni, viaggiava su una Bmw assieme al cognato Jody Garbin e suo cugino Euclide Major, i suoi complici che nel frattempo sono finiti in carcere. Tra il 2016 e l’aprile 2017 i tre (ufficialmente giostrai, di fatto banditi in servizio permanente) hanno svaligiato 35 sportelli bancomat in quattro province venete. Per quei colpi i due complici sopravvissuti sono stati condannati a 9 anni di reclusione.

Come riporta QdPnews, la banda dei nomadi era finiti in manette, dopo una lunga indagine dei carabinieri del nucleo investigativo di Treviso, nel settembre del 2016 ed erano diventati un caso giudiziario, per essere stati arrestati due volte e scarcerati poco dopo per vizi di forma.

Nel primo caso, il tribunale del Riesame aveva annullato l’ordinanza d’arresto per “vizi procedurali”. Nel secondo caso, perché non erano stati sottoposti all’interrogatorio di garanzia nei tempi previsti dalla legge.

Scarcerati due volte per vizi di forma

La richiesta del pubblico ministero Gabriella Cama  è avvenuta durante l’udienza di oggi, mercoledì 5 maggio, nel processo che si tiene davanti al gup Piera De Stefani con il rito abbreviato.

Per le altre due guardie giurate che erano in servizio con Zen quella notte, Manuel Cancarello, 45enne, e Chiristian Liziero, 46enne, l’accusa è di favoreggiamento e di avere tentato di depistare le indagini. Cancarello, infatti, secondo le Procura, avrebbe piazzato la pistola giocattolo ritrovata a ridosso della strada in cui era avvenuta la sparatoria, che avrebbe dovuto indurre gli inquirenti ad avvalorare la tesi della legittima difesa di Zen.

Il vigilante, infatti, ha sempre detto di aver risposto al fuoco proveniente dalla Bmw con dentro Major.

La versione della guardia giurata non collima con la ricostruzione

L’accusa, invece, ritiene Zen responsabile di omicidio volontario. Il 22 aprile del 2017 il ranger della Battistolli posizionò la sua auto di traverso lungo via Pomini a Barcon di Vedelago. Questo al fine di impedire o rallentare il passaggio della vettura sulla quale viaggiavano i malviventi. I tre nomadi, quella stessa notte, avevano compiuto tre assalti a terminali Atm.

La guardia giurata esplose tre colpi di pistola Glock, in direzione dell’autovettura. Uno dei quali, attraversando il parabrezza lato passeggero, ha centrato alla testa Manuel Major, che era alla guida della Bmw. L’uomo era morto qualche giorno dopo il ricovero.

Zen ha sempre dichiarato di averlo fatto per difendersi dagli spari esplosi dai banditi contro di lui. Ma la ricostruzione della procura esclude che possa aver agito per legittima difesa. In un campo poco distante dalla strada c’era invece una pistola giocattolo, che s’ipotizzò potesse essere stata persa dai complici in fuga.

Quella Beretta giocattolo sarebbe stata di Cancarello, indagato per favoreggiamento in concorso con il collega Liziero. Il giudice ha aggiornato l’udienza al 19 maggio, per le repliche delle parti e la sentenza.

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